[03/07/2006] Rifiuti

C´è anche chi (Fise) definisce il testo unico «quadro chiaro e coerente»

REGGIO EMILIA. «Il codice ambientale ha finalmente fornito un quadro chiaro e coerente alle disposizioni comunitarie in materia di servizi ambientali prevedendo, oltre ad una industrializzazione, un regime concorrenziale anche per fornire una adeguata risposta alle esigenze di efficienza ed economicità degli stessi. Un intervento di sospensiva delle norme in materia di rifiuti, porterebbe ad aggravare una situazione già fortemente critica nel comparto».

Parole di Pietro Colucci, presidente di Fise Assoambiente (l’associazione che in Confindustria rappresenta le aziende che operano nella raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento rifiuti), che Greenreport ha chiesto di commentare all’amministratore delegato del Sistema Refri Gabriele Canè.

«La nostra azienda è associata a Fise e non posso che essere in linea con quello che dice il presidente – dice Cané - anche se è opportuno fare delle distinzioni: un conto è l’abolizioone del testo unico che ci piomberebbe in un vuoto normativo: è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno! Cosa diversa invece è dichiarare l’inefficacia di decreti attuativi, che, probabilmente non avrebbero resistito formalmente davanti alla magistratura per carenze formali, e ripensarli con maggiore ponderatezza, visto che sono stati elaborati e pubblicati nelle ultime ore di vita del precedente Governo e, addirittura, anche dopo le sue dimissioni formali. In questo caso vi saranno sicuramente problemi ma, secondo alcuni giuristi, non esisterebbe vuoto normativo in quanto tornerebbero in vigore i vecchi decreti ove applicabili».

Sulla Legge delega Gabriele Cané tende a distinguere: «E´ un provvedimento con luci ed ombre: alcune parti contengano degli errori e debbano essere emendate, ad esempio laddove vengono introdotti nuovi adempimenti burocratici o dove si escludono intere categorie di rifiuti dalla norma di settore. Laddove invece crea aperture di mercato e di concorrenzialità è opportuno che il testo unico rimanga, eventualmente con procedure e tempi meno drastici e maggiormente applicabili».

L’amministratore delegato di Sistema Refri fa anche esempi specifici: «La legge delega è da modificare laddove prevede, ad esempio, che le aziende che trasportano rifiuti propri in modo organizzato e continuativo (che sono dei criteri evidentemente soggettivi), si iscrivano obbligatoriamente all’albo dei gestori.. Questo secondo me è sbagliato perché non si può immettere in una legge un obbligo basato su criteri soggettivi: chi gestisce un impianto come fa a sapere che il produttore che gli porta i rifiuti lo fa in modo occasionale (senza obbligo di iscrizione) o in modo continuo ed organizzato?».

Un altro punto che a Cané non piace della legge delega è quello in cui «toglie flussi di rifiuti dalla normativa, adeguandosi solo in termini virtuali col nuovo orientamento della commissione europea, lasciando a ogni Provincia il compito di decidere se il materiale prodotto da un determinato impianto è o non è da considerarsi ancora rifiuto. Non è una questione di lana caprina, tant’è vero che alcune delle maggiori bonifiche in corso riguardano siti ove erano state “riutilizzate materie prime” ottenute con rifiuti. Questo concetto è uno dei punti pericolosi della nuova norma perché, anche per ragioni di concorrenza, un discorso del genere va fatto a livello statale, se non appunto, comunitario».

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