[13/07/2006] Parchi

Gli animalisti contro il contenimento di cinghiali e daini a San Rossore

MIGLIARINO (Pisa). Gli animalisti hanno criticato con forza la decisione del Parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli di avviare una decisa azione di contenimento di cinghiali e daini. Delle proteste, che hanno assunto carattere nazionale, si è fatta interprete Enrica Baiocchi, vice presidente del gruppo Bairo: «Noi, cittadini ignari che amiamo gli animali, pensiamo che i parchi servano per proteggerli. Invece il Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli li vende a chilo perché ritiene non siano animali ma prodotti. Noi cittadini ignari che amiamo gli animali ci chiediamo a che servono i parchi: per uccidere o per conservare? Se servono per conservare, le azioni per limitare l’eventuale eccessiva crescita demografica non dovrebbero usare la violenza ma, come pretende la legge 157/92 all’art. 19 comma 2 (non una legge qualsiasi ma la legge sulla caccia), tale controllo “…viene praticato di norma mediante l´utilizzo di metodi ecologici…”. Noi cittadini ignari che amiamo gli animali, ci domandiamo quindi: che differenza c’è tra le associazioni venatorie e i parchi italiani? Ai posteri l’ardua sentenza».

Risponde Sergio Paglialunga, direttore dell’area protetta che spiega le motivazioni che spingono l’ente parco ad intervenire sugli ungulati. «Le finalità del parco – ricorda Paglialunga – sono quelle di conservare le “caratteristiche naturali” del territorio. Tra queste sicuramente sono comprese le varietà animali presenti. Ma sono comprese anche le varietà vegetali, che caratterizzano questa area, rendendola forse “unica” in Italia per la sopravvivenza di specie che documentano le diverse ere geologiche che si sono succedute a partire dal Terziario. La vicinanza di insediamenti umani all’area del parco ha fatto sì che in questo territorio siano scomparsi già da alcuni secoli i grandi predatori. Così che alcune specie di animali si sono diffuse e sono presenti in sovrannumero. Il divieto di caccia, imposto con l’istituzione del Parco, ha fatto sì che alcuni mammiferi non avessero più alcun antagonista».

Il direttore del parco ricorda la presenza di una forte popolazione di daini e cinghiali, che si nutre anche delle specie vegetali che abitualmente non fanno parte della loro dieta alimentare. «Ciò mette in pericolo la sopravvivenza di specie vegetali di interesse eccezionale. Inoltre l’eccessivo numero di erbivori e, alla lunga, la scarsità di cibo che possono trovare in natura, porterebbe alla morte per fame di molti animali, soprattutto quelli più piccoli e più deboli». Per questo il Comitato scientifico dell’ente parco ha dato le indicazioni per il contenimento degli ungulati. Anche perché ormai nessuno, vista la grande capacità riproduttiva di daini ed i cinghiali chiede più capi per effettuare reintroduzioni e non è quindi possibile donare gli animali catturati ad altre aree protette.

«Unica alternativa – spiega Paglialunga – è una vendita attraverso le procedure pubbliche dettate dalla legislazione vigente per gli Enti Pubblici. Il sovrannumero di animali fa sì che, nella ricerca di cibo si spingano in aree esterne ai loro consueti ambienti, inoltrandosi nei campi agricoli (e provocando gravi danni alle colture) e attraversando strade carrabili, alcune delle quali di grande comunicazione (via Aurelia). Ciò ha provocato incidenti, alcuni dei quali hanno messo a rischio la vita delle persone. A seguito di tali eventi alcune sentenze hanno imposto a questo Ente un’azione di contenimento degli ungulati».

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