[23/01/2006] Urbanistica

La contraddizione fra i nuovi porti e i ripascimenti delle spiagge

LIVORNO - Sulla costa livornese e nell’Arcipelago Toscano sono in progetto o in via di realizzazione alcuni ripascimenti di spiagge in forte erosione, e proprio per la sua funzione antierosiva la posidonia oceanica viene indicata come uno degli ecosistemi da salvaguardare ad ogni costo, ma poi le cosiddette “alghe”, quando sono piaggiate diventano un problema per l’economia turistica del litorale.

Intanto si stanno progettando o richiedendo da più parti nuovi porti ed approdi turistici che molti identificano come una delle cause dell’erosione delle coste. Come si esce da queste contraddizioni? Lo chiediamo ad Anna Marrocco assessore alla difesa suolo e coste, forestazione e bonifica, parchi naturali, protezione civile, pesca della Provincia di Livorno.

«Se ne esce tenendo dritta la barra: gli interventi nuovi che si faranno sulla costa devono tener conto della sua vulnerabilità e di tutte le compatibilità e vincoli ambientali. Dobbiamo uscire da una situazione che ha stressato la costa: fiumi spesso cementificati che non apportano più materiali per il rinascimento naturale degli arenili, occupazione delle coste con costruzioni, strade lungo le spiagge...»

E per la posidonia?
«Non abbiamo finora compreso l’importanza della difesa biologica e fisica delle coste esercitata dalle praterie di queste piante marine, invece le praterie di posidonia sono in regressione, si stanno allontanando dalla costa. La provincia si è mossa in questo campo con studi, proposte ed alcuni interventi».

Ma quali iniziative concrete intendete mettere in campo?
«Con il protocollo firmato tra Provincia, Regione e Comune di Cecina puntiamo a un’inversione di comportamenti riguardo ai processi antierosivi, partendo da difficoltà oggettive: occorre risolvere problemi che l’uomo ha già creato con le attività sulla costa. Si tenta di dare una risposta che parte da un assunto. I progetti di ripascimento e recupero dell’equilibrio ambientale devono essere finanziati con soldi pubblici, quindi gli
interventi ed i progetti dei privati debbono tener conto di questo ed essere compatibili con la tutela e salvaguardia di quanto noi vogliamo recuperare.
Ci troviamo però ad operare in una situazione critica e di fragilità dei territori costieri, con costruzioni realizzate direttamente sulla costa e a volte addirittura sulle dune».

Un quadro che non sembra brillante
«A fianco di queste difficoltà ci sono anche situazioni di eccellenza ambientale: tratti di costa integri inseriti in siti di importanza regionale e comunitaria o in zone di protezione speciale da tutelare e valorizzare. La presenza del santuario internazionale dei cetacei che sembra confliggere con la vocazione industriale e portuale delle nostre coste e che invece può essere un’occasione di riequilibrio ed ammodernamento, in questo senso vorrei ricordare la proposta dei Verdi già approvata in commissione parlamentare sullo stop alle petroliere motoscafo».

Ma partendo dall’erosione non le sembra di disegnare uno scenario troppo ampio?
«Le politiche della costa sono centrali per la Provincia di Livorno e direi per la Toscana. Siamo all’avanguardia per l’attenzione all’erosione delle coste e vorremmo davvero che i problemi del mare diventassero centrali con la valorizzazione e tutela delle aree costiere, una politica della pesca compatibile con la tutela della piccola pesca costiera. Mi piace ricordare uno slogan del Wwf per il mare: “Ci sono due specie a rischio: pesci e pescatori”. Proprio nei pescatori possiamo trovare grandi alleati nella salvaguardia della posidonia e nell’uso sostenibile del mare e degli stok di pesci».

Si, ma la realizzazione di nuovi approdi e porti turistici non è in contraddizione con tutto questo? Per esempio il comitato “No ampliamento al porto” di San Vincenzo accusa quel progetto di voler “allontanare gli abitanti privandoli sia della spiaggia che sarà cementificata, sia dell’uso della barca in nome di un inesistente miglioramento economico”.
«Ho già detto che tutti i progetti di porticcioli privati devono essere valutati secondo precise compatibilità ambientali e per i loro possibili effetti sulle dinamiche costiere. Il problema vero è che alcune scelte sono già state fatte nel passato ed il vecchio piano dei porti e degli approdi turistici è fermo a 20 anni fa. C’è un problema di pianificazione regionale a cui occorre mettere mano».

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