[17/07/2006] Comunicati
LUSSEMBURGO. La Corte dei conti europea ha stilato una relazione speciale sugli aspetti ambientali della cooperazione allo sviluppo della Commissione europea, e il giudizio è severo. La corte parte dal presupposto che «La protezione dell´ambiente è fondamentale nella promozione dello sviluppo sostenibile». Il trattato stabilisce che la tutela dell´ambiente debba essere integrata nella definizione e nell´attuazione di tutte le politiche e azioni comunitarie, compresi gli aiuti esterni della Comunità.
Più in generale, l´ambiente è diventato un elemento chiave dell´agenda dello sviluppo internazionale, e la sostenibilità dell´ambiente è uno degli obiettivi di sviluppo del millennio». Su queste basi la Corte dei conti europea, ha svolto nel 2005 un audit degli aspetti ambientali dell´aiuto allo sviluppo che ha esaminato se la Commissione Ue «disponesse di una strategia globale per trattare gli aspetti ambientali della cooperazione allo sviluppo, se avesse preso le disposizioni adeguate a livello di gestione per attuare tale strategia, in che misura l´ambiente fosse stato integrato nei suoi programmi e progetti di sviluppo e quali fossero i risultati dei suoi progetti ambientali».
La Corte ha controllato 65 progetti ambientali, per un valore di 560 milioni di euro, e 43 programmi e progetti il cui obiettivo principale non era l´ambiente (valore 1.073 milioni di euro) che hanno coinvolto 16 paesi.
«La Commissione – scrive la Corte - deve definire una strategia globale chiara riguardo agli aspetti ambientali dell´aiuto allo sviluppo. Benché dal 2001 esista una strategia sulla necessità di integrare l´ambiente nella cooperazione allo sviluppo, l´approccio relativo al finanziamento di programmi e progetti nel settore dell´ambiente e delle risorse naturali non è stato trattato in modo chiaro. La nuova politica di sviluppo firmata nel dicembre 2005 costituisce una base solida per stabilire una strategia globale. Il piano di azione della Commissione per l´attuazione della strategia di integrazione dell´ambiente nelle sue politiche
("mainstreaming") non è stato seguito né coordinato in modo sistematico dalle tre direzioni generali direttamente interessate.
Di conseguenza, le misure pianificate sono state in genere attuate con un certo ritardo o non lo sono state affatto».
E ancora: «La Commissione si è affidata ad un helpdesk "Ambiente" assicurato da esperti esterni incaricati di assistere il personale della Commissione, che però non è stato operativo da metà 2002 a metà 2004. Il manuale sull´integrazione dell´ambiente, che avrebbe dovuto essere introdotto nel 2003, non era stato ancora ultimato alla fine del 2005, benché fosse importante sia per definire le procedure di integrazione dell´ambiente che il personale della Commissione avrebbe dovuto seguire, sia come supporto fondamentale per la formazione. I corsi di formazione non erano obbligatori per i funzionari responsabili, benché ciò fosse previsto, e il numero dei partecipanti era spesso ridotto».
I sistemi di reporting, monitoraggio e valutazione degli aspetti ambientali della cooperazione allo sviluppo della Commissione devono essere ulteriormente rafforzati, per consentire una migliore valutazione dei risultati in questo settore».
Ma anche i documenti strategici nazionali per agli aiuti allo sviluppo, concessi dalla Commissione nel 2001/2006, non hanno tenuto sufficientemente conto delle questioni ambientali e, soprattutto «La Commissione non dispone di un inventario delle valutazioni di impatto ambientale (Via) effettuate su progetti di sviluppo ed è stato documentato che tali valutazioni non erano sempre state svolte laddove avrebbero dovuto esserlo. È necessario, inoltre, stabilire procedure per garantire l´attuazione delle raccomandazioni formulate nelle Via».
Se quasi tutti i progetti ambientali esaminati erano adattati ai bisogni dei paesi beneficiari e ai bisogni generali per la conservazione di foreste e della biodiversità, «le realizzazioni dei progetti e i risultati ottenuti hanno spesso fallito i loro obiettivi» e spesso non producono i risultati previsti, per una «concezione troppo ambiziosa, ritardi nella loro preparazione e attuazione, progressi limitati nel rafforzamento delle capacità istituzionali, difficoltà nel rispondere ai bisogni di sviluppo delle comunità locali nel rispetto degli obiettivi di conservazione, un impatto insufficiente sul quadro strategico e giuridico e obiettivi irrealistici in materia di sostenibilità finanziaria dei progetti dopo la fine del finanziamento».