[18/07/2006] Rifiuti

Dai fatti di Pisa, un insegnamento e non uno scoramento

PONTEDERA (Pisa). Il nuovo scandalo che ha colpito la Geofor (nella foto la sede di Pontedera) rischia di avere conseguenze ben più gravi dello scandalo stesso. Ovvero di mettere il tarlo nelle menti dei cittadini che la raccolta differenziata sia una presa per i fondelli. Che il loro impegno nel dividere giornalmente i rifiuti, vetro con vetro, carta con carta, umido con umido, e ancora farmaci da una parte, batterie dall’altra, sia stato solo del gran tempo perso. Un atteggiamento che, se dovesse davvero verificarsi, sarebbe devastante. Getterebbe al vento anni di informazione e formazione.

E’ il caso, quindi, di non farsi prendere dalla frenesia e dalla rabbia del momento (anche se giustificabile) e, invece, analizzare per bene quello che è successo e capirne fino in fondo le motivazioni. Per arrivare a stabilire come, pur con tutte le incongruenze e problematiche del caso, la raccolta differenziata sia imprescindibile.

Il caso Geofor, in questo senso, è esemplare. Oggi l’unico obiettivo della raccolta differenziata sembra essere quello di rientrare nelle percentuali stabilite per legge onde evitare le penalità. E per farlo – sempre facendo riferimento alla vicenda Geofor – un amministratore si prende anche la responsabilità di falsificare i dati pur di ottenere quel risultato. Della vicenda legale che ne seguirà ci interessa relativamente, mentre va posto l’accento subito su una questione.

Quella relativa alla quantità, a scapito della qualità: fino a che l’unico impegno sarà quello di raccogliere più possibile e non di selezionare la qualità del rifiuto (considerandolo quindi come una risorsa vera), la filiera del riciclo avrà sempre dei problemi. Perché spremuta e pressata dal rispetto delle percentuali del riciclo fissate dalla legge.

Quindi il rifiuto è solo rifiuto, le industrie che dovrebbero lavorarlo non lo prendono se è di bassa qualità, il circolo virtuoso non prende il via e quindi, in questo caso, o resta stoccato o, finisce in discarica, o in inceneritori. Il primo punto, per evitare di insistere nell’errore, è quello di migliorare la qualità del rifiuto con una maggiore selezione a monte. Per questo serve tempo e la Germania è lontana perché è partita con tanti anni di anticipo.

Questo porta a un’altra riflessione. Probabilmente il caso Geofor, azienda pubblico-privata che già in passato è stata messa sotto la gogna mediatica per non aver svolto come doveva il proprio lavoro, vive una situazione interna assai particolare. Dove un dipendente, consigliere anche di Rifondazione Comunista, sta portando avanti in qualche modo una battaglia perché l’azienda compia fino in fondo il proprio dovere. Questa è certamente una situazione particolare ma il sistema complessivo non puo´ dirsi, apriori, esente da contraddizioni.

Va però detto che in Toscana, almeno, esiste una validazione dei dati (effettuata da ARRR) che danno un po’ più di sicurezza rispetto a quello che accade in altre regioni dove tutto, o quasi, si basa sull’autocertificazione. Questo è certamente un elemento di garanzia in più che in Toscana esiste. E non è poco.

Ma la situazione è matura per un ulteriore salto di qualità: la filiera della raccolta differenziata deve essere interfacciata direttamente con quella dell´industria del recupero. Qualche esempio in questo senso, contraddizioni a parte, lo offrono proprio quelle esperienze come Revet (per il multimateriale) e Tred (per i RAEE).

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