[18/07/2006] Rifiuti

Cirelli: «In Italia nessuno certifica la raccolta differenziata»

BOLOGNA. Il caso della Geofor di Pisa, al di la dei risvolti giudiziari, mette in evidenza la necessità di sistemi di certificazione della raccolta differenziata dei rifiuti. Ma a che punto siamo in Italia? Lo chiediamo ad Andrea Cirelli (nella foto), che presiede l’Autorità per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani dell´Emilia Romagna.

«Che bella domanda che mi fa – risponde Cirelli – Si abusa del termine certificazione per la raccolta differenziata, anche in Toscana quella che viene fatta non è certificazione ma validazione: un ente terzo valida i dati forniti da chi gestisce la raccolta differenziata. Alla sua domanda quindi rispondo che nessuno attualmente in Italia fa una vera certificazione della differenziata».

Ed è una situazione sostenibile?
«Anche noi ci stiamo attivando in questo senso. Le dirò di più questo della certificazione è il tema centrale per la credibilità della raccolta differenziata. Una vera ed efficace certificazione è un importante strumento di trasparenza. Le principali regioni hanno ormai deliberato sui criteri della raccolta differenziata del riciclo e del recupero, la certificazione darebbe garanzia a tutto il settore».

Come?
«La parola raccolta differenziata non mi piace, la sostituirei con la parola riciclo, va garantito e certificato il riciclo. Invece oggi la parola chiave è assimilabilità. Se un comune assimila di più risulta fare maggiore raccolta differenziata di chi assimila meno»

Può spiegare questo concetto?
«Chi assimila agli urbani rifiuti non urbani ha una percentuale di raccolta differenziata che cambia rispetto al monte totale dei rifiuti raccolti. Quindi i comuni che assimilano tutto risultano fare pìù raccolta differenziata di chi assimila meno. Bisogna quindi individuare la filiera per ogni materiale e poi individuare il concreto percorso che porta davvero al riciclo. Perchè se faccio molta raccolta differenziata e poi la conferisco in discarica questo non è certamente riciclo. E senza riciclo vero dei materiali raccolti non si può parlare di raccolta differenziata».

Quindi la certificazione servirebbe…
«E’ ora di parlare di certificazione, individuare enti terzi che la facciano, grandi società che certifichino che la raccolta differenziata è avvenuta e che poi è stata avviata al recupero e riciclo. Questo finora non esiste. Però le do un’anteprima: stiamo avviando un caso pilota in un comune di Ferrara, con provincia Ato ed una società di certificazione».

Una delle accuse che si fanno alla raccolta differenziata è che non si sa dove va a finire.
«E’ per questo che mi piace molto questa esigenza di certificare tutta la filiera. La sfiducia dei cittadini c’è, in tanti pensano che molto di quanto raccolto in maniera differenziata poi finisce in discarica. E’ una sfiducia alla quale bisogna dare risposte con la trasparenza, e far certificare raccolta, recupero, riciclo, impianti e servizi da una parte terza da sicuramente garanzie in più».

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