[19/07/2006] Acqua

«Risparmio della risorsa idrica: far parlare il mondo della ricerca con quello produttivo»

ROSELLE (Gr). L’Arsia (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale) in materia di razionalizzazione degli impieghi irrigui ha attivato negli ultimi anni, con la collaborazione delle Università di Firenze e Pisa, tutta una serie di iniziative di divulgazione e di collaudo presso tre Centri dimostrativi per l’irrigazione situati nelle province di Grosseto, Livorno e Arezzo.

Tali iniziative sono volte alla diffusione di tecnologie innovative finalizzate al risparmio idrico e all’utilizzo di risorse alternative come le acque reflue. La rilevazione in campo dei fabbisogni idrici delle principali colture irrigue toscane e la messa in esercizio di servizi innovativi di consulenza aziendale, svolti anche per via telematica, hanno coadiuvato il mondo agricolo toscano nella ricerca di strumenti tecnici per l’ottimizzazione della gestione dell’irrigazione.

«Anche se in Toscana la superficie irrigua rappresenta circa il 6% della superficie coltivata e quindi l’impatto complessivo sulla risorsa idrica non appare eccessivo rispetto ad altre regioni - dichiara Stefania Nuvoli dell’Arsia nella relazione introduttiva del seminario ´Razionalizzazione degli impieghi irrigui per la gestione sostenibile delle risorse idriche regionali´ che si è tenuto in provincia di Grosseto – dato però che l’utilizzo di acqua per l’irrigazione è concentrato in alcuni periodi dell’anno, quelli meno piovosi, e che le aree irrigue sono prossime a località turistiche o a grandi industrie, si innescano competizioni tra i vari usi e localmente si sviluppano criticità».

«Ecco perché - continua - è necessario conoscere in maniera puntuale quale sia la domanda irrigua, razionalizzare gli interventi irrigui e aumentare l’efficienza anche con l’ausilio della tecnologia. Ed ecco perché abbiamo attivato questo bando che ha dato origine al Progetto di ricerca Seagrit (Sostenibilità Economico-Ambientale dell’Agricoltura Irrigua Toscana)».

In Toscana il prelievo della risorsa in agricoltura è per lo più autonomo (67%), fatto da acque sotterranee per il 56%, da acque superficiali per il 23% e da piccoli invasi per il 9% «visto che in molti comprensori le acque sotterranee sono soggette ad intrusione salina per l’eccessivo pompaggio dalle falde, visto anche i cambiamenti climatici in atto con piogge di forte intensità ristrette a pochi periodi dell’anno - prosegue Stefania Nuvoli - è necessario tesaurizzare la risorsa cioè accumularla per renderla disponibile nei momenti critici. In un nostro progetto abbiamo fatto una ricognizione sullo stato di manutenzione e di funzionalità dei laghetti collinari sparsi sul territorio regionale per verificare la possibilità di potenziare le dotazioni idriche disponibili attraverso invasi multifunzione».

«Ne abbiamo censiti 2469 - prosegue - per un totale di 445 milioni di m3. Per gli aspetti di pianificazione della risorsa questa pensiamo possa essere la strada giusta: ripristinare gli invasi esistenti e eventualmente pensarne di nuovi ed utilizzare a fini irrigui risorse alternative come le acque reflue».

«Poi, come dimostrano i primi risultati del Progetto Seagrit - conclude Nuvoli - è necessario procedere ad una concertazione tra soggetti che pianificano, gestiscono ed usano la risorsa idrica, ed è indispensabile far parlare il mondo della ricerca con quello produttivo per attivare percorsi virtuosi di risparmio e razionalizzazione della risorsa idrica che rappresenta il principale obiettivo del progetto in corso».

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