[20/07/2006] Rifiuti

Bonifiche siti interesse nazionale, 30 giorni per i progetti dei privati

ROMA. Il ministero dell’ambiente ha annunciato ieri la chiusura della fase pubblica per la bonifica e la messa in sicurezza d’emergenza dei siti di interesse nazionale toscani, cioè Livorno, Piombino Massa Carrara e Orbetello (area ex Sitoco).
Chiusura della fase pubblica significa essenzialmente due cose: la prima è la revoca dell’incarico che era stato affidato a Sviluppo Italia spa, di redazione dello studio di fattibilità e messa in sicurezza della falda acquifera dei siti inquinati. Revoca dettata dal fatto che i territori non hanno mai accettato, seppur con posizioni diverse, la sponda che il ministero offriva loro di un (costosissimo) intervento di palancolatura, uguale per tutti, il cui costo sarebbe stato ripartito in quota parte ad ogni soggetto proprietario, sia pubblico che privato. Un intervento, ricordiamolo, di messa in sicurezza di emergenza, ma che non avrebbe risolto nulla a monte.

Il secondo elemento che viene fuori è che ora il ministero non tollererà più differimenti: le singole aziende che insistono in aree contenute nei perimetri di interesse nazionale dovranno provvedere con interventi autonomi di messa in sicurezza, entro 30 giorni.

Una missione pressoché impossibile, ma sulla quale il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Gianfranco Mascazzini, non transige: «Questi sono siti di interesse nazionale ormai da 6-7 anni – avrebbe detto nel corso della conferenza istruttoria che si è svolta ieri a Roma – vi ho dato la possibilità in tutto quest’anno di aderire alla proposta del ministero. Non lo avete fatto, ora ognuno pensi al proprio pezzetto».

Tutti, nessuno escluso: a Livorno, dove il territorio (leggi enti locali e industriali) aveva risposto ´no´ all’affidamento a Sviluppo Italia con decine di ricorsi al Tar contro l’ordinanza del ministero, a Carrara, dove la risposta era stata nuovamente picche, ma nessuno si era rivolto al Tar e dove ieri l’assessore provinciale ha tentato in extremis di proporre un progetto mediante un accordo sul territorio (proposta bocciata senza indugio da Mascazzini). E a Piombino, dove invece alcuni soggetti (come la Magona e gli enti locali) avevano invece aderito alla proposta di Sviluppo Italia.

Tutti adesso hanno 30 giorni per fare qualcosa. Che cosa accadrà altrimenti? Lo spettro è quello di trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica, con conseguente arrivo dei Noe nei vari siti di interesse nazionale.

Alternative non sembrerebbero esserci, l’unico paracadute forse potrebbe essere costituito da una proposta da parte della Regione, per un progetto coordinato di singole iniziative locali. Quindi non una “palancolatura” calata dall’alto da Sviluppo Italia, ma un progetto calzato sul territorio e sviluppato attraverso soggetti e realtà toscane.

(nella foto una veduta dall´alto dell´area portuale livornese)

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