[27/07/2006] Comunicati

Sull’ambiente e sullo stato dell’Unione

LIVORNO. Greenreport è un quotidiano telematico di approfondimento ambientale ed è in rete dal gennaio di quest’anno. Registra oltre seimila contatti quotidiani in un trend di continua crescita, ha il suo baricentro in Toscana, ha una linea editoriale precisa e riconoscibile che si può così riassumere: ambientalismo di governo, attento alle soluzioni dei problemi, convinto che ambiente-innovazione-qualità dello sviluppo siano una triade inscindibile. Insomma, mentre sul concetto di salvaguardia ambientale è possibile pensare ad un trasversalismo politico (quasi sempre la salvaguardia è relegata alla negazione di scelte che si ritengono sbagliate), sulla sostenibilità ambientale come anima e cuore della modernizzazione dello sviluppo (che impone scelte, soluzioni e decisioni) il posizionamento ci pare obbligato.

Ci riconosciamo, dunque, nelle affermazioni per le quali «l’ambiente e il territorio non sono solo condizioni di compatibilità per la crescita economica, ma sono fattori di sviluppo» (programma dell’Unione); che «la sfida della competitività economica si gioca oggi sulla qualità e la sostenibilità sociale e ambientale» (Programma della Regione Toscana) e che «sul piano della qualità dello sviluppo la sostenibilità ambientale è cruciale» tanto che «produrre valore impiegando meglio minori risorse materiali è possibile: questa è la nuova frontiera della qualità» (Programma regionale di sviluppo).
Siamo «parte», insomma. E in quanto tale, è del tutto ovvio, sottoposti a critiche di tutte le altre parti.

Nei giorni scorsi, in occasione del meeting di San Rossore, abbiamo sollevato alcune questioni che vorremmo riproporre in modo sintetico e su queste aprire un dibattito fra gli interessati.
La prima: in Toscana l’Unione non si è costituita e ciò, nel nuovo panorama nazionale, rischia di frenare sia le politiche della sostenibilità che quelle, di conseguenza, dello sviluppo.
La seconda: i punti di frizione fra le forze politiche dell’Unione (e all’interno di esse) sono infatti quasi tutti circoscrivibili alle tematiche ambientali (su lavoro e welfare le differenze sono di gran lunga minori). Basta dare un’occhiata alle rassegne delle cronache locali toscane di oggi per avere il senso della plausibilità di questa affermazione.
La terza: il confronto dentro, e fra, le forze dell’Unione, a parte sui media, avviene quasi esclusivamente nelle assemblee elettive e fra amministratori. E sono questi ultimi (quasi sempre attraverso i capi degli esecutivi) che hanno l’onere di interagire anche con le forze economiche e sociali attraverso iniziative e documenti che spesso, e per fortuna, tengono insieme i «pensieri lunghi» che dovrebbero essere propri dell’elaborazione politica (Toscana 2020 e San Rossore, sono appunto due esempi) e la dura quotidianità delle scelte amministrative. «Pensieri lunghi» e quotidianità che rischiano di entrare in cortocircuito (anche con la partecipazione) non già, come è stato osservato, per incoerenza di questo o quell’amministratore, bensì per il contemporaneo svolgimento di ruoli diversi e distinti che dovrebbero essere agiti, appunto, da soggetti diversi e distinti, quali sono gli amministratori e i dirigenti delle forze politiche.

Insomma, può darsi che siamo fuori dal coro ma avvertiamo il bisogno di una rinnovata presenza della politica e dei partiti che affrontino in prima persona il confronto fra di loro, fra loro e la società, e si riapproprino di quelle funzioni di elaborazione, mediazione e sintesi il cui onere non può essere lasciato solo sulle spalle degli amministratori.
Noi la pensiamo così. E voi?
Attendiamo (e sollecitiamo) interventi.

Torna all'archivio