[03/08/2006] Urbanistica

Dopo tre anni approvato il Ptc della Provincia di Pisa

PISA. La Provincia di Pisa ha approvato il Ptc dopo un lungo iter partecipativo durato 3 anni, durante i quali le varie fasi del piano sono state discusse con i comuni e con i molti tavoli promossi nelle varie sedi. Anima del Ptc pisano è Dario Franchini, architetto della Provincia, al quale abbiamo chiesto qualche commento sul piano approvato col voto favorevole della maggioranza, dei Verdi e di Rifondazione (e di questi tempi in Toscana la cosa non è da poco) e con l’astensione dell’opposizione.

«Il piano risponde ai dettati della legge 1 del 2005 sul governo del territorio – spiega Franchini – ed è impostato su tre macroaree: la prima è quella denominata “statuto del territorio” e contiene tutte le indicazioni delle tutele a cui attenersi. La seconda parte dà indicazioni strategiche a Provincia e comuni stabilendo gli assi portanti su cui indirizzare lo sviluppo. La terza parte è quella del dialogo tra pianificazione territoriale e le varie pianificazioni di settore della provincia».

L’ambiente che ruolo ha all’interno del Ptc?
«La parte ambientale è sviluppata essenzialmente sul tema delle risorse ambientali e del paesaggio, affrontate a partire da una relazione sullo stato dell’ambiente che individua classi di attenzione diverse nei confronti dei singoli comuni: ogni singolo Comune saprà quali sono le proprie criticità ambientali e dovrà di conseguenza tenerne conto nella stesura dei piani comunali».

Come è stata affrontata la questione energetica ed in particolare delle fonti rinnovabili?
«Nell’ambito dell’individuazione delle unità minime di paesaggio e delle aree da sottoporre a maggiore tutela abbiamo inserito un ragionamento sulle energie rinnovabili, che intendiamo promuovere fissando però dei principi cautelativi per esempio per le localizzazioni dei rotori eolici, che non potranno essere realizzati all’interno delle aree protette e sulle rotte dei migratori, ma abbiamo anche previsto clausole penalizzanti in caso di vicinanza a insediamenti sensibili, o della necessità di aprire nuove strade. In generale non tagliamo le gambe a nessuno, ma semplicemente possiamo dire che abbiamo cercato di mettere un po’ di regole in una situazione di totale far west».

Come mai non avete ritenuto opportuno inserire nel Ptc la contabilità ambientale?
«No, diciamo le cose come stanno. La contabilità ambientale era opportuna, ma per il momento avevamo una massa di informazioni tali per arrivare soltanto a questo livello. Non è però escluso ed è anzi auspicabile andare oltre nei prossimi mesi e anni. E in tal senso per esempio ricordo che uno degli obiettivi che si è dato il Ptc è quello di istituire osservatori sul paesaggio per vedere i risultati ottenuto dal piano stesso e la qualità degli interventi predisposti nei vari territori».

(nella foto un suggestivo scorcio delle colline pisane)

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