[25/01/2006] Consumo

«Cresce il credito al consumo perché manca liquidità»

FIRENZE. «Attenzione: non è un segnale positivo in sé il fatto che crescano i consumi di beni durevoli. Sono i beni più facilmente finanziabili dal credito al consumo: il primo dato è che le famiglie si indebitano». Lo dice Mauro Grassi, già ricercatore dell’Irpet, oggi dirigente della Regione Toscana nel settore ambiente e territorio, commentando i dati diffusi dall’Osservatorio Findomestic, che parlano di una crescita di acquisti di elettrodomestici in Toscana.

«Bisogna distinguere bene – dice Grassi – se aumenta il credito al consumo, potrebbe anche far presagire che il peggio potrebbe essere finito, perché le famiglie pensano di essere in grado di poter restituire i soldi. Quantomeno, potrebbe esserci la sensazione che la situazione non dovrebbe peggiorare, che siamo alla fine di un picco negativo. Ma da qui a dire che ci sono segnali di ripresa, la differenza è davvero notevole».

Intende dire che il futuro non è così roseo?
«Intendo dire che non vedo all’orizzonte possibilità di ripresa così forti, in Toscana e in Italia. Anzi, in questi giorni, come successe nel ’74 per lo shock petrolifero, sono le notizie sulla crisi energetica a dare molta sfiducia, penso che sia in agguato una nuova ‘gelata’. Giustamente la gente lega i problemi dell’energia ai problemi dello sviluppo.».

Però i consumi hi-tech crescono. Perché?
«Io proverei a spiegarla così: i consumi sono stati contratti per molto tempo, poi alla fine fisiologicamente qualcosa succede. E magari, dopo che si è aspettato a lungo si decide di cambiare la lavatrice a costo di indebitarsi. Il fatto che aumenta il credito al consumo significa che manca liquidità, che c’è la necessità di ricorrere ai debiti per comprare».

Più beni durevoli venduti significa anche più rifiuti che si originano, e rifiuti pericolosi, peraltro.
«Su questo non c’è dubbio. E’ evidente che i processi di consumo che abbiamo in mente sono tutti produttori di rifiuti. E’ giusto porre l’obiettivo della riduzione, ma è estremamente difficile raggiungerlo. Basta vedere ciò che accade quando un elettrodomestico si guasta: ormai costa più aggiustarlo che comprarne uno nuovo. Io non sono un ambientalista, ma giudico particolarmente grave e deleterio un comportamento del genere. Ormai è chiaro a tutti che le imprese produttrici ragionano in termini di obsolescenza programmata, proprio per favorire la sostituzione dei prodotti».

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