[04/08/2006] Urbanistica

Tutti gli ecomostri della costa toscana

PORTOFERRAIO (Livorno). Fra le numerose storie di abusi e scempi lungo la costa Toscana numerosi sono i casi citati da Legambiente nel dossier Mare Nostrum, che mette al primo posto «la vicenda del porto di San Vincenzo (Li), il paese delle seconde case, tutte o quasi abusive – si legge nella nota del Cigno verde - dove a causa della costante cementificazione delle coste e dei numerosi scempi urbanistici, la vivibilità risulta significativamente ridotta e il progetto del porto ha inoltre comportato un´ulteriore cementificazione di un chilometro di spiaggia» (nella foto i lavori per la costruzione del porto).

L’elenco continua con la tenuta di Rimigliano, un’area di straordinario valore paesaggistico e ambientale nel perimetro di quello che doveva essere il Parco di Rimigliano e che al momento invece è minacciata da mastodontiche speculazioni edilizie.

Le colate di cemento non risparmiano nemmeno le Isole del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. All’Elba, infatti, si allunga la lista degli ecomostri andando ad arricchire di un nuovo capitolo la vicenda di “Elbopoli”, una miscela di mazzette, corruzione e cemento selvaggio, che ha coinvolto in particolare la zona di Capo d’Arco, nel Comune di Rio Marina e di Marciana Marina dove continua a svettare l’ecomostro di Procchio.

Altro caso è il comune di Capoliveri, la cementopoli del Tirreno, dove nel mese di ottobre del 2005 sono scattati ben 12 avvisi di garanzia per un’indagine relativa ad alcune concessioni edilizie. L’inchiesta ha interessato 62 appartamenti in località Lacona sul mare e Pino, a ridosso del centro storico di Capoliveri. L’ipotesi degli investigatori è che alle due cooperative siano stati rilasciati permessi di edificazione senza aver verificato l’effettivo possesso dei requisiti di legge.

A Giannutri a fare bella mostra di sé da oltre 10 anni è nell´insenatura dello Spalmatoio l’ecomostro rappresentato da circa 11.000 metri cubi di fatiscenti immobili in cemento armato.

«Il problema dell’abusivismo – dichiara Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana - e degli illeciti nelle aree protette, soprattutto nell’Area del Parco Regionale Migliarino S. Rossore, Massaciuccoli e nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, si conferma una delle piaghe della nostra Regione, come dimostrato nel rapporto Ecomafia 2006 di Legambiente dove nella classifica delle Regioni più colpite (elaborata questa volta in base ai dati del triennio 2003-2005 forniti dal Corpo forestale dello Stato) la Toscana figura al secondo posto con 176 casi di abusivismo».

«Pertanto – conclude Baronti - noi di Legambiente rinnoviamo il nostro impegno e la collaborazione con le Forze dell’ordine per combattere la cementificazione selvaggia, l’abusivismo edilizio e sradicare i traffici illecito di rifiuti. Inoltre rilanciamo il nostro appello per far partire immediatamente l’iter per l’introduzione nel codice penale del delitto ambientale, segnale forte e necessario all’illegalità diffusa registrata negli ultimi anni».

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