[25/01/2006] Rifiuti

Pecorini (Rc): «E’ la gente a non volere i termovalorizzatori»

FIRENZE. Possibile che le forze dell´Unione siano costantemente divise sulla questione dei termovalorizzatori per i rifiuti? Sulle possibilità di intesa fra il centrosinistra e Rifondazione comunista, il partito che più degli altri esprime contrarietà a questo tipo di impianti, parla Niccolò Pecorini, segretario regionale di Rifondazione.
«Non è Rifondazione il problema – dice Pecorini - ma la volontà delle popolazioni sugli inceneritori. Tutto è legato alla possibilità di innescare un processo di partecipazione reale su queste scelte. Se c’è un punto d’intesa? Certo, sono convinto che può esserci. Mettendo in discussione ciò che prevede attualmente la Regione. Se c’è la volontà di mettersi in discussione può succedere tutto. Altrimenti, è ben difficile intendersi. Non ci convice il Piano della Regione Toscana: undici inceneritori sono troppi davvero».

«Nelle strategie di governo dei rifiuti – prosegue Pecorini – non può che essere centrale la riduzione alla fonte di rifiuti: è su questo che bisogna confrontarsi. In certe aree della Toscana, penso alla Valdisieve e ad altre aree della nostra regione, il livello di civiltà e di cultura ambientale potrebbe consentire una organizzazione diversa, innovativa, nella gestione degli scarti. Il rischio invece è che gli impianti previsti siano addirittura superiori al fabbisogno della Toscana».

Rifondazione è comunque parte attiva in quelle «popolazioni organizzate» che rappresentano l’ossatura di chi si oppone alla realizzazione degli impianti. Comitati e associazioni che talvolta mettono insieme anche persone di orientamento politico assai diverso fra loro. Pecorini valuta così questo fenomeno: «Bisogna riconoscere che in generale, ma soprattutto in Toscana, questi comitati esprimono una visione del mondo e non si fermano al solo argomento di lotta contingente. Ovviamente, non essendo una organizzazione politica, ci si trova un po’ di tutto. Qua, dalle nostre parti, credo che esprimano comunque un’idea di sinistra. Faccio un esempio: anche nei sindacati di sinistra militano persone non solo di sinistra. Penso che sia necessario guardare al tratto prevalente: sono persone che chiedono di ripensare al modello di organizzazione della società. Poi, dare ad un’espressione di conflitto sociale una traduzione politica diretta è difficile e neppure necessario. La cosa che a me sembrerebbe incredibile è risolvere alla radice il problema decidendo di non ascoltare questa gente: almeno comprendiamone le ragioni».

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