[11/08/2006] Parchi

Pdci sul parco dell´arcipelago: «Non è così che si nomina un buon presidente»

PORTOFERRAIO (Livorno). Sulla querelle della nomina del nuovo presidente del parco nazionale dell’Arcipelago toscano è la volta dei Comunisti italiani ad intervenire e lo fanno prendendo le distanza dal metodo usato finora dagli altri partiti dell’Unione. «A nostro giudizio – si legge in una nota del Pdci dell’Elba - il primo criterio da adottare da parte del centrosinistra, nazionale e locale, è quello di rilanciare il ruolo e la funzione del Pnat, rispettandone, innanzitutto, gli scopi istituzionali per il quale esso è stato istituito in base a quanto riportato nella Legge 394/91, che invitiamo a rileggersi».

Per i Comunisti tutto questo non è stato fatto nemmeno negli ultimi anni di commissariamento del centrodestra e quindi chiedono al centrosinistra di «avanzare candidature che corrispondano alle finalità istitutive della legge e che operino con un mandato chiaro, legato appunto a queste finalità. Ci sembra invece che certe forze del centrosinistra locale quando innalzano la bandiera della “rappresentanza degli interessi del territorio”, o dell’elbanità, o del “calato dall’alto e imposto” nascondano aspirazioni per proprie posizioni di visibilità e di potere o peggio, riecheggino i vecchi slogan degli antiparco. Non si ripercorra l’errore fatto nel ’96 da forze del centrosinistra locale, di promettere demagogicamente a settori degli antiparco o ai cacciatori modifiche della legge e/o del perimetro attraverso iniziative di legge, ordini consiliari e ricorsi al Tar, che ebbero l’unico effetto di aprire il varco alla vittoria del centrodestra sul territorio elbano ed affossare per 5 anni l’ente».

Secondo il Pdci per le candidature Ministero, regione e comuni, specie se di centrosinistra, devono «condurre una battaglia per affermare queste finalità ed i criteri che la stessa legge sancisce: un presidente, quale rappresentante dell’istituzione Parco e delle sue finalità di tutela e conservazione dell’ambiente naturale e pertanto con competenze e titoli adeguati, libero quindi da interessi politici e beghe “locali”. Una Comunità del parco ed un suo presidente ai quali organi la legge affida appunto il compito di rappresentare i cosiddetti “interessi del territorio”
attraverso lo strumento del piano di sviluppo socioeconomico.

Sembrerebbe un no secco all’ipotesi di un sindaco elbano come presidente, anche perché i Comunisti indicano altre responsabilità e i criteri per scegliere gli amministratori locali che dovranno entrare nel direttivo dell’area protetta: «criteri di scelta che riconducano ad importanti “emergenze” del territorio Elbano, ai loro enti e associazioni di rappresentanza: la valorizzazione delle aree delle ex miniere, la salvaguardia degli arenili e gli specchi d’acqua antistanti, l’agricoltura e le produzioni tipiche locali, la salvaguardia della fauna e della flora locale: tutte situazione che in questi ultimi anni stanno subendo situazione di scarsa valorizzazione se non di degrado».

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