[14/08/2006] Recensioni

La Recensione - Dizionario dell’Arno di Giovanni Menduni Edizioni Aida, Firenze 2006

Le dimensioni del volume consentono un’agevole lettura anche sotto l’ombrellone e la varietà dei temi trattati, che vedono in primo piano o sullo sfondo il fiume Arno, si presta a colpire l’interesse di un pubblico di lettori molto vasto. Libri sul più importante corso d’acqua toscano ne sono stati scritti molti, ma non ci risulta che sia mai stato scritto un dizionario e già questa di per se è una bella novità.

Trecento voci dalla A alla Z, frutto di un lavoro minuzioso, durato circa due anni, in cui l’autore tra le molte cose racconta anche un po’ di se stesso. Giovanni Menduni, fiorentino, ingegnere idraulico e docente della materia al politecnico di Milano, Segretario generale dell’autorità di Bacino dell’Arno dal 2000, afferma che il libro è un dizionario sui generis «non vi affannate a cercare quello che manca. E’ compito facile e non c’è ragione di affrettarsi... questo è un dizionario che usurpa, in un certo senso, il proprio nome...».

L’apprezzabile modestia dell’autore non deve trarre in inganno: certo il testo è scritto con una visione soggettiva delle cose, emerge l’itinerario personale sui temi del territorio e del suo fiume, le voci non sono trattate tutte in modo omogeneo, ma è un volume estremamente interessante che può essere letto pagina dopo pagina o andando a ricercare la parola d’interesse. Nel libro si trovano spunti (e forse qualche cosa di più) di arte, di storia, di letteratura intrecciati con la trattazione sapiente delle definizioni consuete per chi si occupa professionalmente di rischio idraulico, del defluire delle acque e della complessità di un ecosistema fluviale.

La memoria, il paesaggio, insieme alle opere idrauliche e alle aree antropizzate, fanno parte, secondo l’autore, della visione globale, della complessità di un bacino fluviale del quale si deve conoscere cosa è successo ieri per intervenire o non intervenire oggi.

E’ difficile catalogare questo libro e ciò viene confermato nell’introduzione anche dal Prof. Leonardo Rombai, quando immagina le difficoltà di un bibliotecario alle prese con la schedatura del Dizionario che potrebbe venir inserito «nei vari soggetti che compongono il sempre più articolato e frammentato panorama disciplinare e tematico del sapere contemporaneo... potrebbe essere schedato come lavoro enciclopedico e piacevolmente narrativo, di storia ed erudizione umanistica e di costume».

Tanti sono gli uomini che hanno messo a disposizione dell’Arno il proprio sapere da Galileo Galilei a Leonardo da Vinci, da Luca Fancelli a Alessandro Manetti, e tanti hanno svolto il proprio mestiere nell’alveo fluviale o nelle vicinanze di esso: dai renaioli ai gualcatori, dai mugnai ai pescatori, tutti ugualmente presenti nelle citazioni dell’autore con il preciso intento di rappresentare tratto dopo tratto l’articolata storia di questo fiume.
Scelte soggettive abbiamo detto, e qualche episodio personale. Uno su tutti ci piace raccontare, oggi, nell’anno del Quarantennale dell’alluvione. Nei giorni seguenti il disastro che colpì Firenze e gran parte della Toscana, il giovane Menduni appassionato di musica (militava in un complesso beat), s’imbatté nei resti alluvionati del sogno della sua vita «avrei desiderato sopra ogni cosa possedere un organo Hammond e precisamente il modello B3... la tastiera più ambita da qualsiasi musicista».

Il prezzo, vicino al milione di lire di allora (quasi il valore di un appartamento di piccole dimensioni), aveva indotto la madre dell’autore, “sapientemente” condotta dal figlio (nei giorni precedenti l’alluvione) nel negozio di strumenti musicali in un seminterrato vicino a Piazza Duomo, a recedere da qualsiasi tentazione e slancio di generosità. In qualche modo quello fu uno dei primi incontri di Menduni con l’Arno. Altri ne seguiranno con epiloghi decisamente più fortunati.

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