[16/08/2006] Energia

Energia e localizzazione degli impianti: dalla devolution alla centralization?

LIVORNO. L’inverno è lontano, ma i problemi sull’approvvigionamento del gas sono vicini. Anzi, impellenti. L’Italia sta cercando di ovviare aumentando lo stoccaggio e con nuovi contratti. C’è bisogno di trovare alternative all’asse russo-algerino (figlio dell’accordo Gazprom-Sonatrach) e sono in molti a vedere nei rigassificatori (Nella foto) un aiuto consistente per raddrizzare la situazione. E’ proprio per velocizzare la realizzazioni di questi impianti che l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha proposto di modificare l’articolo 117 della Costituzione, che prevede una competenza concorrente tra Stato e Regioni sulle materie relative all’energia. Per Scaroni, infatti, modificando questo articolo e introducendo l’interesse nazionale, si supererebbero i veti locali a questo tipo di opere.

Una posizione che trova d’accordo anche Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto club: «Su questo punto c’è già una convergenza di forze politiche. La situazione dell’approvvigionamento del gas per l’Italia è molto critica perché legata quasi elusivamente all’asse russo-alegerino. I rigassificatori sono dunque scelte strategiche nazionali. Quindi sono anch’io favorevole a rivedere quell’articolo. Se non si arriva a realizzare i rigassificatori significherebbe inoltre dar forza a chi indica nel carbone l’unica fonte alternativa di produzione energetica. E questo sarebbe molto negativo. Il punto è capire di quanti rigassificatori ci sia veramente bisogno».

E’ d’accordo, quindi, con il ministro Pecoraro Scanio per il quale bisogna, prima di costruire i rigassificatori, fare un piano energetico nazionale? «E’ opportuno un dibattito nazionale che guardi al periodo medio lungo, direi da qui al 2020. Temo che ci siano più progetti in piedi di quelli che ci sarebbe veramente bisogno, un po’ come sulle centrali Credo che sarà fatta una conferenza sull’energia. Alla fine, comunque, saranno direttamente le banche che faranno selezione, non finanziando i progetti non strategici».

Ma lei è certo della sicurezza degli impianti di rigassificazione? «Tutto quello che è fatto dall’uomo ha una percentuale di rischio che non può far escludere problemi. Detto questo non risultano incidenti da far pensare che ci sia un reale problema di sicurezza. Si tratta di tecnologia consolidata».

Daniele Verdesca, economista e docente dell´Università di Siena, ritiene che la questione sia di facile lettura: «Tutto dipende dalla politica energetica nazionale. Se si continuerà a puntare sulle fonti non rinnovabili come petrolio e gas, allora è giusto rivedere l’articolo 117 perché non possono essere i comuni che si vanno a confrontare con Gazprom o Sonatrach».

«Il ruolo dello Stato sulle politiche dell’energia – prosegue - è in discussione anche all’interno delle forze dell’Ulivo. Se però, come tutti dicono, si andrà verso il mix, ovvero fonti rinnovabili, idrogeno eccetera, allora non serve alcuna modifica, perché sono di competenza di comuni e regioni».

«La posizione di Scaroni – conclude Verdesca – non è comunque una novità. Anzi, la conosciamo da tempo. Visto il suo ruolo non può che spingere verso l’utilizzo di combustibili fossili».

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