[23/08/2006] Trasporti

Mare: autostrada o parcheggio?

LIVORNO. In questi anni si è molto discusso e progettato sulle autostrade del mare, soprattutto come alternativa all’inquinante e costoso trasporto su gomma, ma intanto il boom della nautica da diporto rischia di trasformare coste e foci dei fiumi toscani in un enorme e quasi ininterrotto parcheggio.

Il Piano dei porti e degli approdi turistici della regione Toscana è vecchio e superato ed in via di radicale revisione, lo stesso assessore regionale Conti ha detto recentemente, in un incontro a Festambiente, che più che tenere ferma la discussione sulla quantità dei posti barca bisogna spostare la discussione sulla qualità degli approdi, non chiudendo ad incrementi e a nuove strutture. Questioni di compatibilità ambientale, economica, e sociale da valutare volta per volta, progetto per progetto.

Intanto la regione Toscana dispone di 28 tra porti ed approdi turistici e se si sommano tutte le previsioni e le richieste si arriverebbe a 16.065 posti barca, solo 5.000 dei quali all’interno dei porti già esistenti. Le concessioni censite in toscana dal ministero dei trasporti sono 19.016, gli ormeggi abusivi sono all’ordine del giorno, gli ancoraggi selvaggi, anche in aree protette, sono sulle cronache di tutti i giornali. E’ evidente a tutti che i numeri del Piano regionale sono ogni estate abbondantemente superati.

Da qui la necessità di ampliare, modificare estendere, trovare nuovi spazi in una costa in gran parte già congestionata. Una prospettiva che fa a pugni con la richiesta di Legambiente di seguire anche in Toscana l’esempio della Sardegna e di porre una moratoria alle costruzioni sulla costa in una fascia di due chilometri.

Intanto dalla Versilia a all’Argentario è tutto un fiorire di nuovi progetti, anche fantasiosi, di raddoppi dell’esistente, di campi boe, magari intelligenti e telematici, di porti “verdi”. A Livorno viene addirittura fouri un porto non autorizzato. Ma dietro ai porti c’è, sempre o quasi sempre, in agguato un’operazione edilizia che “sostiene” economicamente l’operazione e poi ci sono da trovare spazi per i servizi e per i parcheggi (1,5 ogni posto barca) e da fare i piani dei porti. Qualcuno, come all’Elba, tenta di scavalcare le procedure con conferenze dei servizi che di solito non hanno buon esito.

Il rischio è di trattare il mare come un grande parcheggio invernale in attesa dell’assalto estivo a isole e spiagge, di trattare l’acqua come territorio da urbanizzare, intervenendo proprio sul litorale, sulla parte più sensibile per le relazioni tra mare e terra. Ci stiamo preoccupando molto della sparizione del tonno rosso, di proteggere i cetacei in un santuario che va dall’Ombrone alle coste francesi, ma nessuno si chiede davvero quale possa essere il limite di carico delle nostre coste rispetto al turismo nautico ed il limite di traffico nautico, non solo navale e petrolifero, che il nostro mare può reggere.

Ancora una volta la sostenibilità, e le battaglie per difenderla si fermano sul bagnasciuga, la discussione sui porti di San Vincenzo, dell’Elba e nelle foci dei fiumi toscani è sull’erosione della costa, sulla modifica del paesaggio, sulla compatibilità ambientale a terra, sull’incidenza dei servizi, magari sulla modifica dell’ecosistema fluviale...

Ma il mare, strada e parcheggio del traffico nautico, rimane fuori, territorio ancora incognito e misterioso, quasi fosse patrimonio di nessuno dove tutto è possibile e tutto è sostenibile.

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