[23/08/2006] Rifiuti

Trattamenti a freddo, pirolisi, gassificazione, termovalorizzazione....

FIRENZE. Gianluca Barducci, ingegnere ambientale esperto nel settore rifiuti, è uno dei padri putativi (se non il padre putativo) del gassificatore di Testi (comune di Greve): lo intervistiamo perchè (anche nelle tecnologie ambientali evidentemente ci sono i corsi e ricorsi di vichiana memoria) il consigliere verde Roggiolani ha finalmente chiarito che in alternativa agli inceneritori viene proposto non già, come sembrava, e come apparso infinite volte sulla stampa, una tecnologia "a freddo", bensì "un processo termico che produce ceneri" e che utilizza la tecnologia - migliorata- dei gassificatori.

Ingegner Barducci, ci può aiutare a capire in cosa si differenzia un inceneritore e/o un termovalorizzatore, da un gassificatore?
«In effetti qui si torna indietro a un dibattito in auge tra il 1987 e il 1995, quando si cominciò a concepire l’idea di un processo termico diviso in due fasi, prima la gassificazione e poi la combustione del gas, che indubbiamente garantisce grandi tutele dal punto di vista ambientale, perché è il modo più sicuro per fare combustione. Tutto ciò che viene imputato oggi ai termovalorizzatori infatti è di non avere una combustione perfetta dato il tipo di materiale che viene bruciato. La gassificazione invece trasforma in fase gassosa il combustibile solido messo nella prima parte del forno, per poi farne la combustione».

Le migliori tecnologie di gassificazione dei rifiuti contemplano anche emissioni e quindi conseguenti impianti di abbattimento degli inquinanti?
«Certo, ma la combustione successiva alla gassificazione, come ho già detto, si avvicina quasi alla perfezione, perché dal punto di vista stechiometrico vengono dosati gli eccessi di aria e si ha una reazione estremamente pulita, un po’ come quella delle nostre caldaie domestiche che utilizzano metano. Le emissioni sono comunque inevitabili».

Siamo dunque all´interno di una discussione per la quale si debbono scegliere le migliori tecnologie per "incenerire" i rifiuti non recuperabili come materia per ricavarne energia e mitigare gli impatti derivati e non alle alternative all´incenerimento?
«Intanto bisogna essere esatti e usare il termine “rifiuti non riciclabili” al posto di non recuperabili, perché quello che rimane del rifiuto non riciclabile è recuperabile nella trasformazione energetica. E´ presumibile che il consigliere Roggiolani si riferisca a processi un po’ diversi dalla gassificazione, come per esempio la metanazione o la pirolisi. La metanazione si avvicina al recupero di biogas dalle discariche ed è effettivamente un processo a freddo perché si attua di fatto una fermentazione metanica tra i 30 e i 60 gradi, la pirolisi prevede una reazione a temperatura intorno ai 400 gradi, mentre la gassificazione vera e propria come a Testi prevede una prima fase tra i 600 e gli 850 gradi e la seconda fase superiore ai 900 gradi. In effetti a livello generale la gassificazione proviene dal nord europa, dove viene utilizzata però quasi sempre per biomasse e legno e solo sporadicamente per i rifiuti. Sulla pirolisi ci sono molte ricerche in atto, ma tutto va visto con attenzione, perché molto spesso si tende a reclamizzare tecnologie non sufficientemente sperimentate. Noi per esempio, a Testi, fummo antesignani, ma non siamo stati aiutati politicamente».

La discussione sul funzionamento di Testi dura almeno da quando è stato realizzato: ci vuol fare sinteticamente il punto?
«Il gassificatore di Testi ha funzionato fino al 2001, quando la sua attività è stata interrotta per ragioni esclusivamente politiche ed economiche, ma non per motivi ambientali. So che oggi le indicazioni contenute anche nel piano provinciale prevedono la ripresa dell’attività insieme al nuovo termovalorizzatore della piana».

Perché economicamente non era vantaggioso nel 2001? Oggi potrebbe esserlo?
«Bella domanda. Allora intanto va spiegato che il gassificatore necessita di un combustibile a monte ben preparato ( che significa costi economici ed energetici, ndr). Quando noi lo realizzammo questo combustibile era ben difficile da preparare e quindi da trovare, mentre negli anni 90 si è sviluppata enormemente la filiera del riciclaggio e quindi della produzione di cdr. La differenza vera tra termovalorizzatori e gassificatori sta proprio qui: nel primo può andarci anche il rifiuto indifferenziato, nel gassificatore ci va il cdr e quindi gli impatti alla fine sono ridottissimi. Ovviamente se nel gassificatore ci butto l’indifferenziato, ho gli stessi identici problemi della termovalorizzazione. Ora con l’aumento della coscienza ambientale e delle raccolte differenziate la gassificazione dovrebbe essere più facile, anche se contemporaneamente c’è stata un’involuzione legislativa. Matteoli ha dato un’impostazione pragmatica per certi versi positiva, ma dal 2000 in poi è prevalso il concetto che quello che non viene raccolto come differenziato conviene incenerirlo. Per esempio a Case passerini fanno un cdr ottimo ma ha un costo aggiuntivo e chi sostiene i termovalorizzatori afferma che attualmente le migliori tecnologie disponibili per i termovalorizzatori avvicinano alle prestazioni dei gassificatori… Non lo so, io dico che per rispettare l’ambiente dobbiamo essere disponibili a spendere un po’ di più».

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