[28/08/2006] Comunicati
PISA. Giovedì prossimo, 1 settembre 2006, si svolgerà la prima giornata mondiale per la salvaguardia del creato. Un evento anticipato e ricordato ieri durante l’Angelus dal Papa, che ha sottolineato che «occorre impegnarsi ad avere cura del creato, senza dilapidarne le risorse e condividendole in maniera solidale».
Non è la prima volta che la chiesa affronta il tema dell’ambiente, ne abbiamo parlato con l’arcivescovo di Pisa monsignor Alessandro Plotti (nella foto) che è anche presidente della conferenza episcopale della Toscana.
«Io ritengo che sia fondamentale un rapporto sereno e pacificato tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Questa è una condizione fondamentale per qualità della vita, perché tutto ciò che aggredisce e volgarizza l’ambiente danneggia anche l’integrità fisica e spirituale. La chiesa deve quindi essere profondamente attenta a salvaguardare la vita e non è un caso che la Cei per la prima volta abbia istituito la giornata per l’armonia del creato».
Quali sono gli obiettivi di questa giornata?
«Intanto di recuperare il rapporto tra creazione e creatore, la gente infatti rischia di perdere questa capacità di leggere nel creato la presenza di Dio. Questo perché purtroppo alcune spinte pseudo-scientifiche stanno tentando di cancellare il fatto creativo. Il secondo aspetto che sta alla base di questa iniziativa della chiesa è di combattere la degradazione degli ambienti: c’è uno sfruttamento delle risorse ambientali che è davvero preoccupante, basta pensare alla cementificazione selvaggia e alle aggressione di cui sono vittime le foreste».
La contraddizione tra rapporti di produzione e rapporti con la natura è particolarmente preoccupante dal punto di vista dei tempi. Questo enorme ritardo è ancora recuperabile? E come si può intervenire oggi sui processi produttivi e di consumo?
«Temi come il mancato rispetto del protocollo di Kyoto sono aspetti che preoccupano fortemente, ma c’è sempre possibilità di intervenire. Per esempio la chiesa può impegnarsi per spingere le grandi potenze ad usare le risorse a disposizione in modo armonico, perché è vero che non possiamo tornare all’età della pietra, ma è anche vero che il progresso, la produzione, il consumo non possono diventare l’unica logica di sopravvivenza. La terra ha ancora enormi risorse a propria disposizione, ma queste risorse devono essere usate meglio per creare condizioni di vita più accettabili».