[28/08/2006] Recensioni

La Recensione - La riqualificazione fluviale in Italia a cura di Andrea Nardini e Giuseppe Sansoni

Diciamo subito che è un testo impegnativo: oltre 800 pagine (dense, con molti box e foto esplicativi, integrate da decine e decine di note tutte da leggere), elaborate da 25 autori e 18 collaboratori, di discipline diverse, talvolta contrapposte, che attraverso un faticoso e lungo processo di discussione e verifica transdisciplinare, ha portato alle stesura di questo vero e proprio manuale che risulta essere “guida” fondamentale per chi si occupa a vario livello e nei diversi aspetti dei corsi d’acqua corrente nel nostro Paese.

“La vision” è quella della riqualificazione fluviale il cui scopo complessivo è di ottenere un corso d’acqua che stia meglio, cercando di fermare il peggioramento per poi migliorarlo nella massima misura possibile. Un fiume quindi “che mantenga una buona qualità dell’ecosistema, da tutelare, e si concili con le aspettative e gli interessi umani di fruizione e uso delle risorse senza più essere una imprevedibile minaccia per insediamenti, infrastrutture e vite umane. Un fiume che permetta un miglioramento continuo della qualità della vita”. Con questa filosofia, lungi dall’essere solo teorica, in cui il miglioramento viene “pesato” e “quantificato” per dare operatività e specificare “la vision”, si analizzano nell’ottica dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) tutti i fattori (e sono tanti) che interagiscono con i fiumi.

Come si attiva un processo di riqualificazione fluviale (attenzione: da non confondere con una classe di tecniche a basso impatto ambientale come quelle dell’ingegneria naturalistica), quando e come intervenire, l’analisi costi-benefici, chi paga, gli ostacoli e i motori di sviluppo della riqualificazione fluviale in Italia, sono tutti aspetti che vengono accuratamente esaminati. Con questo schema si affrontano le problematiche che riguardano la difesa dei fiumi e dai fiumi a partire dal rischio idraulico “perché è tradizionalmente in suo nome che sono state operate profonde trasformazioni ai corsi d’acqua e al territorio.

La riqualificazione fluviale è l’unica direzione davvero sostenibile per risolvere il rischio e superare l’approccio classico ispirato all’idea di contenere le piene entro stretti argini e allontanare l’acqua il più in fretta possibile”. Dall’acqua in eccesso alla carenza idrica (con i relativi conflitti tra gli usi) collegata agli aspetti qualitativi, facce diverse della stessa medaglia. Occorre intervenire sull’attuale politica delle acque, portando il governo della risorsa idrica a divenire aspetto essenziale della pianificazione e gestione del territorio.

Il cambiamento è di tale portata che deve essere accompagnato da una profonda evoluzione culturale. Questo aspetto fa parte dell’ampia strategia della riqualificazione fluviale: “migliorare la qualità dell’acqua è essenziale per riqualificare i corsi d’acqua, come riqualificare i corsi d’acqua serve anche a migliorare la qualità dell’acqua”.
Ovviamente un manuale sulla riqualificazione fluviale non può non partire dall’importanza ecologica degli ecosistemi fluviali, dal recupero della loro integrità, dalla tutela della biodiversità, dalla centralità dei fiumi nello costruzione e ricostruzione delle reti ecologiche.

Ma la riqualificazione fluviale è anche coinvolgimento ed integrazione di vari obiettivi ed “avere una prospettiva di ampio respiro può servire per incidere anche ad un livello molto lontano dal fiume, ma a volte più efficace del progetto di riqualificazione in sé”.
Nella seconda parte del volume gli autori si soffermano in modo particolareggiato sulla conoscenza del corso d’acqua e dei suoi problemi “sezionando” in maniera articolata i vari settori conoscitivi (ecosistema, geomorfologia, idraulica ed idrologia, qualità dell’acqua, valenze estetiche, storiche e culturali), per arrivare agli strumenti di riqualificazione partendo dall’approccio del CIRF. In sintesi: si cerca di individuare gli ambiti di azione sui quali concentrarsi, si organizza il processo decisionale partecipativo, si diffonde o si crea la cultura del fiume, si individuano le linee di azione da intraprendere per attuare un “approccio tecnico integrato”.

Proprio per la sua natura di manuale non poteva mancare una parte dedicata alle tecniche di intervento sia negli aspetti idraulico-geomorfologici sia per quelli della qualità delle acque, considerando sempre i pro e i contro delle varie alternative d’intervento e non dimenticando la scelta consapevole “di permettere gli aggiustamenti naturali del corso d’acqua”, che implica una conoscenza accurata dei problemi e della loro evoluzione ed è diversa dall’opzione “non fare niente” in senso stretto. L’applicazione di molti argomenti riportati nelle prime due parti del volume, trova sintesi approfondita nei 10 casi studio che costituiscono l’ultima parte del manuale nella quale vengono passate in rassegna alcune esperienze italiane sugli aspetti pianificatori, progettuali e gestionali.

Il volume, secondo gli obiettivi dichiarati dagli ideatori ed autori, doveva essere elemento di stimolo per una riflessione sul modo di gestire i corsi d’acqua e il territorio in una prospettiva evolutiva, fornendo una sintesi del pensiero e degli strumenti più avanzati in Italia e nel mondo su “come farlo” e una guida su cosa e come si deve agire sui corsi d’acqua e il territorio a livello di pianificazione/programmazione, progettazione, gestione e monitoraggio. A nostro avviso tali obiettivi sono pienamente centrati.

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