[29/08/2006] Aria

Zanchini sull´emission trading: serve un Paese serio

ROMA. Tra le tante scadenze importanti che attendono l’Italia in settembre c’è quella della presentazione del piano di assegnazioni che partirà nel 2008 e che il governo avrebbe dovuto presentare all’Ue già il 30 giugno scorso. Nel piano saranno considerate azienda per azienda le quote massime di emissione di anidride carbonica, gas considerato il principale responsabile dell’effetto serra.

Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, attende con ottimismo la presentazione: «Per quello che è stato anticipato si tratta di un segno di netta discontinuità con quanto fatto dal precedente governo che ha lasciato una situazione all’acqua di rose sia per il comparto industriale che per quello energetico».

Il ritardo dell’Italia sul rispetto del protocollo di Kyoto è enorme. Questo piano può aiutare a recuperare terreno?
«Questo non lo so. Il piano è interessante ma purtroppo è un segnale positivo isolato, perché nel frattempo le risposte del governo non sembrano tenere conto di Kyoto, mentre ci si concentra solo su rigassificatori e carbone: Francamente ad oggi non mi sembra si sia fatto molto per realizzare gli impegni del protocollo».

Un serio ambientalismo di governo come dovrebbe affrontare questa situazioni in cui a fronte di un 20-30% in più che costa a noi l’energia rispetto alla media europea, le imprese ora dovranno fare i conti anche con le emission trading? La competitività è a rischio?
«E’ evidente che ora si aprirà la guerra con Confindustria che da un po’ di tempo ha cominciato a bombardare sull’argomento sul Sole 24 Ore. L’ambientalismo di governo dovrebbe prima di tutto intervenire in modo trasversale su più fronti e in particolare su: settore energetico, trasporti e riconversione urbana ed edilizia. Senza questa nuova lettura sarà difficile realizzare Kyoto, mentre attuandola aumenteremmo l’efficienza del sistema, la competitività dell’economia italiana ma anche la competizione, e infine creeremmo nuova occupazione».

Le imprese chiedono una rinegoziazione delle quote.
«Una rinegoziazione delle quote è veramente impensabile e improponibile e le aziende che hanno inquinato pagheranno. Molti Paesi a differenza dell’Italia hanno ridotto le proprie emissioni investendo enormi risorse e ora devono andare all’incasso. Vorrei che Confindustria mi spiegasse come potrebbe convincere questi paesi a non pretendere che chi è inadempiente paghi quanto stabilito».

Investire nella riduzione delle emissioni. Come?
«Bisognerebbe cominciare ad essere un paese serio. Non è vero che costa di più ridurre le emissioni, basta pensare che in questi ultimi due anni Eni ha guadagnato 9 miliardi di euro l’Enel ne ha guadagnato 2. A fronte dell’aumento del costo del petrolio quindi c’è un aumento delle nostre bollette ma anche una crescita immediata dei guadagni. E quindi c’è un bel pezzo di torta su cui lavorare per investire nella riduzione delle emissioni. Perché se invece arriviamo alla liberalizzazione del luglio 2007 nelle stesse condizioni in cui siamo ora, il risultato sarà soltanto un modo ulteriore per far guadagnare Eni ed Enel, mentre l’obiettivo di un mercato competitivo e concorrenziale sarà completamente fallito».

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