[30/08/2006] Rifiuti

Medicina, economia e ambiente

Il presidente dell’associazione medici per l’ambiente Isde Italia, Roberto Romizi, annuncia in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente e a quello della Salute, la giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti, in programma il 6 settembre.

«L´aumento delle patologie cronico-degenerative –sostiene Romizi - da quelle neurologiche, cognitive, autoimmuni, respiratorie, cardiovascolari, neoplastiche (incremento del 30% dei tumori da 0 a 14 anni e del 45% dai 14 ai 19 anni negli ultimi trenta anni!) ai disturbi neuro-comportamentali, riproduttivi ecc. - è in gran parte da ascrivere al degrado sempre più drammatico delle condizioni del nostro ambiente».

Tali sostanze sono persistenti, spiega il presidente dell’Isde, «hanno un’emivita dai 7 ai 10 anni), sono liposolubili, bioaccumulabili, e interferiscono con molteplici funzioni cellulari e biologiche, ed esplicano inoltre effetti cancerogeni. Dati recenti confermano inoltre il sospetto che le alterazioni prodotte vengano trasferite attraverso le cellule germinali con danni pertanto trasmissibili alla specie».

Fin qui la parte medica. Poi il presidente dei medici per l’ambiente spiega perché la giornata contro l’incenerimento, «che fra tutte le tecniche è la più costosa ed essendo una fra le fonti più rilevanti di agenti tossici inquinanti è la meno rispettosa dell´ambiente e della salute. Le emissioni degli inceneritori contribuiscono inoltre ad aumentare i gas serra, e incentivarne l´uso contravviene ai dettami internazionali del protocollo di Kyoto e ci esporrebbe a un ulteriore aumento delle sanzioni economiche da parte della CE».

Una prima risposta a queste affermazioni arriva dall’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi (Nella foto): « L’analisi di ciclo ambientale comparata – spiega il senatore dell’Ulivo - che tiene conto in particolare delle emissioni di CO2 evitate, fra smaltimento in discarica con le migliori tecniche disponibili (compreso il parziale recupero di biogas) e incenerimento con recupero di energia con le migliori tecniche disponibili, (quindi meglio con rifiuti pretrattati oppure con gassificazione precedente), evidenzia un minore impatto complessivo per l’incenerimento e il recupero energetico. Quindi non è vero che l’incenerimento è la tecnica meno rispettosa dell’ambiente e della salute».

«Nella gestione dei rifiuti – continua Edo Ronchi - è certamente corretto dare priorità alla prevenzione e quindi alla riduzione e al riciclo della materia tramite le raccolte differenziate. Ma il problema sorge per la quota residua dalle differenziate e che non viene inviata al riciclo. Tale quota in Italia continua ad essere consistente e nel frattempo che si fa? O lo smaltimento in discarica o la combustione con recupero energetico».

Ronchi inoltre ci tiene a precisare che non è vero che l’incenerimento è uno dei motivi di richiamo dell’Unione europea: «I richiami Ue – spiega - riguardano la definizione e gestione dei rifiuti, l’irregolarità di alcune discariche, ma non il recupero energetico dai rifiuti, che oltretutto in Italia è ancora molto basso, siamo intorno a una percentuale di 7-8%, mentre per esempio in Germania la quota di rifiuti incenerita è intorno al 30%».

L’associazione Medici per l’ambiente parla però di «un proliferare in Italia di impianti di incenerimento», che troverebbe la sua ragione «nell´anomala e fuorviante assimilazione dei rifiuti a fonte rinnovabile di energia. Per questo si chiede che vengano immediatamente tolti «gli incentivi che solo nel nostro paese vengono dati ai gestori per tali impianti evitando in tal modo le sanzioni già comminate al nostro paese da parte della Comunità Europea. Si ricorda come questi incentivi economici, finanziati col 7% delle tariffe elettriche, dovrebbero essere utilizzati unicamente per lo sviluppo delle energie realmente rinnovabili».

La risposta dell’ex ministro anche in questo caso non si fa attendere: Edo Ronchi ricorda che, per quanto riguarda gli incentivi, i famosi certificati verdi, «anche nel rifiuto urbano esiste una quota di rinnovabile costituita dalla biomassa e quindi in base ai criteri comunitari vengono assegnati incentivi in quota parte. Questa quota può e probabilmente deve essere rivista certo, ma non può essere eliminata».

La lettera del presidente dei medici Isve Roberto Romizi si chiude auspicando che «solo con una seria politica di prevenzione primaria che riduca l´esposizione di tutta la popolazione ai rischi derivanti dall´inquinamento ambientale, e abbinata a una migliore educazione sanitaria e ambientale, si potrà ragionevolmente sperare di avere una popolazione più sana, economicamente più produttiva e si potranno arginare questi crescenti insostenibili costi della spesa sanitaria senza tagli impopolari e ricadute negative sui livelli di assistenza attualmente forniti».

Come dire che la prevenzione primaria si attua chiudendo gli inceneritori, e contemporaneamente si spera in una «popolazione economicamente più produttiva», ignorando e/o tralasciando una quisquilia: che ogni prodotto in più significa anche rifiuti in più.

Intanto «il credito al consumo surriscalda l’economia italiana» come esordisce oggi un quotidiano economico: quindi meno soldi ma più acquisti, più consumi e quindi più rifiuti.

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