[01/09/2006] Comunicati

L´altra discussione al Forum di Sbilanciamoci!

BARI. I beni comuni devono tornare ad una gestione totalmente pubblica e le società per azioni vanno bandite come forma di controllo degli acquedotti e in genere delle risorse e dei diritti primari dell´Umanità . E´ il tema portante della sessione di apertura del Forum «L´impresa di un´economia diversa» alla quale hanno partecipato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il missionario comboniano Alex Zanotelli (Nella foto), il presidente dell´Acquedotto pugliese Riccardo Petrella e l´economista di Attac Susan George. Ecco una sintesi dei loro interventi.

Vendola: «La Puglia ha scelto di sbilanciarsi»
Durante il suo intervento di apertura il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha ribadito con orgoglio che la Puglia si è già sbilanciata, in favore di una grande utopia: «rimettere i beni comuni al centro dell´agenda della politica». Rispetto ad «uno sviluppo che ha abrogato il ruolo delle persone come luogo centrale delle città», producendo la nevrosi del vivere metropolitano, «c´è la necessità di un grande disegno politico e sociale che chiama in causa i gesti quotidiani». Su tutti, il lavoro, che non può diventare pura merce. È essenziale ristabilire il «primato della vita» a partire dai luoghi di lavoro, contro la precarizzazione e in favore del sapere produttivo che porta competitività. Non sono mancate parole sull´ambiente e contro la piaga dell´abusivismo che colpisce la Puglia e tutto il Sud, rispetto alla quale Vendola non ha esitato a parlare di ruspe, ricordando poi che «la democrazia comincia dal ciclo dei rifiuti, dell´acqua, dell´energia, che devono restare beni pubblici». Anche la cittadinanza è un bene comune: accanto all´angoscia per i due bambini scomparsi, ha affermato Vendola, «la Puglia dovrebbe angosciarsi per tutti i bambini ´apparsi´ ogni giorno nelle periferie delle nostre città, che vedono i loro diritti negati». Infine ha ringraziato la Campagna Sbilanciamoci per avere scelto Bari e per l´importante lavoro svolto in questi anni.

Petrella: «Reinvestiamo nello Stato e nei diritti». Riccardo Petrella, Presidente dell´Acquedotto Pugliese, ha criticato il dogma della concorrenza come fondamento dell´economia. «Per parlare dell´economia diversa che vogliamo, cominciamo a dire ciò che non vogliamo: non vogliamo le regole che disinvestono nello Stato, nel vivere insieme, nella normativa dei diritti. La logica finanziaria risponde a un solo obiettivo, dare ricchezza a chi già ce l´ha: io questa economia non la voglio, e vi propongo di non volerla." È tempo quindi di costruire un´economia che non riduca tutti i beni a beni economici, ha continuato, riferendosi all´acqua ma anche alla vita stessa "ridotta a merce di produzione di capitale: opponiamoci alla pretesa del capitale di diventare proprietario della vita».

Zanotelli: «Ricominciamo dall´acqua»
Anche Alex Zanotelli si è scagliato contro la finanza, ricordando che «solo un quarto dell´attività finanziaria è reale, il resto è fantasia». È necessario inoltre uscire dalla visione miope dell´occidentale, perché è inaccettabile un sistema in cui l´11% della popolazione si spartisce l´88% della ricchezza. Non solo per senso di giustizia: con 50 milioni di persone che muoiono di fame e un pianeta al collasso, «per difendere questo stile di vita abbiamo bisogno di usare le armi». La politica non può più essere «la foglia di fico per farci digerire le scelte economiche e finanziarie».
«E l´acqua, diritto naturale e dono di Dio», ha concluso Zanotelli, «è l´elemento fondamentale e fondante, non può essere merce, deve essere a totale gestione pubblica; per questo la formula della società per azioni va bandita».

George: «Le corporation e i beni comuni»
Susan George, vice Presidente di Attac, ha posto l´accento sulla strategia di attacco delle multinazionali, che «stanno mettendo le mani sulle risorse dell´umanità. Per le corporation gestire questi beni significa accrescere i profitti ogni anno del 20-30%. Eppure il numero di occupati in queste aziende continua a scendere, e la precarietà cresce». Tra i beni comuni George ha inserito acqua, territorio, internet e anche la pace, auspicando che in loro difesa si crei a partire dai paesi poveri un «grande movimento in grado di fronteggiare i poteri forti».

Torna all'archivio