[01/09/2006] Energia

Biomasse, la Selletta guarda al futuro sostenibile

ABETONE (Pistoia). Il Rifugio “La Selletta” potrebbe presto utilizzare la biomassa per il riscaldamento. Oggi intanto è stato presentato il progetto. E per dare più ampio respiro a questo studio è stato inoltre valutato l’utilizzo integrato di fotovoltaico e mini eolico. Un mix di sfruttamento delle energie rinnovabili che potrebbe probabilmente rendere il rifugio completamente autosufficiente.

Il progetto è stato illustrato dal Crear (Centro interdipartimentale di ricerca per le energie alternative e rivvovabili dell’Università di Firenze), partner assieme al Comune di Abetone ed Eta Renewable Energies nel programma internazionale per le energie rinnovabili denominato Biosouth.

All’interno di Biosouth è stata portata a termine una valutazione tecnico-economica dell’intero ciclo di utilizzo della biomassa di origine agro forestale (tipo residui delle operazioni di taglio dei boschi) in due regioni pilota: Narvarra in Spagna e Toscana. Come punto di riferimento sono state prese le metodologie e l’esperienza delle regioni del Nord Europa, dove i biocombustibili per il riscaldamento sono molto avanzate.

A spiegarci nel dettaglio il progetto relativo alla Selletta, il professor David Chiaramonti, ingegnere e docente del corso sulle energie rinnovabili all’Università di Firenze (Nella foto).

«Il progetto – comincia Chiaramonti – prevede la sostituzione dell’impianto a gasolio per il riscaldamento con quello a biomassa. Questo renderebbe il rifugio autosufficiente dal punto di vista termico. Inoltre abbiamo valutato anche la possibilità di installare pannelli fotovoltaici sul tetto. E questi potrebbero portare circa 15 kilowatt, che assieme ad un impianto di mini eolico da 20-40 kilowatt potrebbero probabilmente rendere l’intero rifugio, dove passano quasi 150mila persone all’anno, autosufficiente dal punto di vista energetico. E naturalmente con grandi benefici ambientai».

Per portare la biomassa al rifugio bisogna usare mezzi quali i gatti delle nevi, con consumo quindi di gasolio e aumento dei costi, ma anche questo è stato valutato nello studio.

«Il calcolo fatto dall’ingegner Leonardo Nibbi – prosegue sempre Chaiaramonti – spiega che analizzando costi e contributi, l’investimento può essere ammortizzato in 9 anni. Ma c’è un’altra cosa interessante».

Quale?
«Che per l’impianto previsto all’Abetone servono solo 45 o 50 tonnellate di biomassa. E la Forestale potrebbe benissimo fornirla dalla pulizia dei boschi della zona. Qui ci sono quattro parchi. In questo modo il circolo virtuoso sarebbe perfetto perché si abbatterebbero anche i costi della pulizia stessa e tutto con grandi benefici ambientali.. Speriamo davvero che la proprietà del rifugio e il sindaco del Comune dell’Abetone attuino questo progetto».

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