[06/09/2006] Urbanistica

Infrastrutture: Legambiente e ALT per decongestionare l´asse appenninico

Giornata piena oggi a Firenze per il Ministro Antonio Di Pietro, che a partire dalle 10 di mattina fino a tutto il pomeriggio, dovrà ascoltare sindaci, presidenti di Provincia, comitati, associazioni, oltre naturalmente al presidente Martini che si dichiara ben fermo a sostenere il «pacchetto grandi opere» consegnato al governo ad inizio estate, in cui si riassumo le priorità indicate dalla Regione per decidere i finanziamenti.

Quattro i progetti che stanno dentro a quel pacchetto: tunnel sotterraneo per l’attraverso dell’AV a Firenze, polo ferroviario dell´Osmannoro, la strada dei Due Mari e il Corridoio tirrenico, inteso come completamento del tratto autostradale.

Questi quindi gli interventi infrastrutturali su cui secondo la Regione Toscana si regge la mobilità del futuro.

Primo incontro della mattinata per il Ministro delle Infrastrutture è con il Tavolo di concertazione, un organismo messo in piedi dalla Regione Toscana con le associazioni ambientaliste e di categoria. A rappresentare due delle associazioni ambientaliste che partecipano a questo tavolo nell’incontro con Di Pietro, Ambiente e Lavoro Toscana e Legambiente, il presidente toscano di Legambiente Piero Baronti.

Abbiamo chiesto a Baronti quale sarà la posizione che porterà a questo incontro a nome delle due associazioni.
«Da una segreteria congiunta con Ambiente e Lavoro, ma direi da una confronto che da tempo esiste tra le due associazioni, ci sentiamo di considerare riduttiva la strategia che sta portando avanti la Regione per decongestionare il traffico dell’Appennino su Firenze, come da tempo invece era stato indicato. A parte infatti la variante di valico e la terza corsia autostradale, tra l’altro opere già approvate e finanziate e che quindi non fanno parte delle richieste fatte al Governo nel cosiddetto ´pacchetto grandi opere´, si parla adesso solo del nodo fiorentino e dell’asse tirrenico».

Ma questi interventi, a detta di Martini, dovrebbero essere congeniali all’idea di mobilità della Regione?
«Sì. Ma non basta e non solo con le opere previste. A parte infatti il problema dell’attraversamento sotterraneo di Firenze per garantire il passaggio dell’Alta velocità e il polo Ferroviario dell’Osmannoro, entrambe previste tra le richieste per la garanzia di copertura economica, c’è da risolvere il problema dell’asse tirrenico, che non è sciolto dalla realizzazione dell’autostrada. Oltre al fatto che abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà a quel tipo di scelta e che sarebbe più opportuno realizzare l’adeguamento e la messa in sicurezza del tratto di Aurelia tra Rosignano e Civitavecchia, ci sono da completare il lotto zero di Livorno e la strada di collegamento con il porto di Piombino. E poi c’è da rafforzare tutta la tratta ferroviaria della costa, e da riprendere in mano il ramo della pontremolese. Senza dimenticare il cabotaggio, in particolare per le merci».

E sulla Due Mari, che posizione portate come associazioni ambientaliste?
«La Due Mari, anche se da un punto di vista ambientale sarà un contributo pesante da pagare al territorio, è la vera priorità. Oltretutto è un opera già avviata, in parte finanziata e che deve avere la garanzia di completamento. Magari cercando di limitare i danni per l’ambiente e per il territorio. E’ evidente che anche in questo caso completare la rete stradale non è sufficiente. Ma sarebbe necessario pensare anche a mettere mano al rafforzamento della ferrovia, che tra Siena e Grosseto non è nemmeno elettrificata».

Nient’altro da chiedere?
«Certo, vorremmo anche sapere che fine ha fatto il protocollo d’intesa che fu siglato tra Regione, Province di Siena e di Firenze con il Governo, quando il premier era Amato e cui aveva partecipato anche il Monte dei Paschi di Siena, che si era detto disponibile a sopportare una parte dei costi necessari a rafforzare il tratto ferroviario tra Chiusi, Siena e Empoli. Protocollo di cui si è persa ogni traccia».

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