[07/09/2006] Parchi

Caccia, Pecoraro Scanio: «Si al confronto ma senza stravolgere il decreto»

ROMA. Dopo l’incontro del 6 settembre con cacciatori ed ambientalisti sul decreto caccia/Zps il ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio fa il punto della situazione e, con una nota ufficiale, mette alcuni paletti. «È positivo il confronto - al quale hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del gabinetto del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare - con le associazioni venatorie, ambientaliste e le regioni che si è svolto oggi al ministero delle politiche agricole alimentari e forestali».

«Il ministero dell’ambiente - continua Pecoraro Scanio - è certamente disponibile al confronto sul decreto Legge n. 251 (Disposizioni urgenti per assicurare l’adeguamento dell’ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica), muovendo però dalle stesse necessità che hanno portato all’emanazione del decreto legge e che sono un impegno del governo: l’adeguamento alle norme europee e la corretta applicazione della legge 157. Il rispetto delle norme, italiane ed europee, sono evidentemente i punti fermi ineludibili che non rendono possibile lo stravolgimento del testo».

Per Osvaldo Veneziano, presidente dell’Arcicaccia, l’incontro «chiude la fase delle polemiche sterili, delle strumentalizzazioni politiche e degli atteggiamenti fondamentalisti per aprirne un’altra basata sull’assunzione delle responsabilità verso i cacciatori».

Infatti, entro il 18 ottobre il Parlamento deve convertire il decreto, altrimenti si ritorna alla situazione lasciata in eredità dal precedente governo e sarà impossibile cacciare nelle Zps ed ogni delibera regionale che consente i prelievi venatori in deroga verrà sanzionata con una lla condanna definitiva dell’Unione Europea.

«Finalmente, fuori dai clamori propagandistici – dice Veneziano - e dalle demagogiche prove di muscoli, vi è stata la presa di coscienza dell’importanza del decreto che ha consentito di salvare la caccia in quattro milioni di ettari, superando una sentenza del Consiglio di Stato che, di contro, ne sanciva il divieto, e ha consentito alle regioni di riprogrammare il prelievo in deroga alle specie non cacciabili dopo la procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea che avrebbe avuto quale conseguenza il blocco dei finanziamenti agli agricoltori italiani per i piani di sviluppo rurali».

Per il presidente dell’Arcicaccia «scongiurato il pericolo, ora e solo ora, sarà possibile concertare tra tutte le forze in campo, possibili miglioramenti al decreto purchè nell’alveo di quei punti fermi che consentano di superare il procedimento di infrazione, di rispettare coerentemente le direttive comunitarie e le indicazioni della scienza. L’auspicio è che la fase di concertazione sia veloce e risolutiva affinchè in Parlamento, maggioranza ed opposizione, possano contare su proposte equilibrate, possibili e condivise».

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