[12/09/2006] Comunicati

Ancora su ambiente, salute e qualità dell´informazione

LIVORNO. Un articolo apparso oggi sul Manifesto ci ´costringe´ a tornare su un tema che abbiamo già affrontato più volte: ´quale informazione arriva al cittadino´. Il titolo del pezzo è "Se la notizia è geneticamente modificata" ed è a firma di Simona Galasso del Consiglio dei diritti genetici.

Siamo nel campo della metainformazione ambientale e sanitaria, che in questo caso potremmo chiamare anche ´metagiornalismo´. Ma andiamo per ordine. Il primo settembre alcune agenzie hanno battuto la notizia che, secondo un sondaggio di Eurobarometro, il 54% degli italiani sarebbe favorevole ai cibi modificati geneticamente.

La notizia è stata ripresa da diversi quotidiani. Qualcuno però - non sappiamo se anche tra i giornalisti - non si è fidato fino in fondo di questo sondaggio, anche partendo dal fatto, come è noto, che in Italia sono 14 le regioni e 2300 i comuni che si sono dichiarati ogm free. Una discrepanza evidente, anche se possibile.

Ebbene, stando a quanto scrive Simona Galasso, il sondaggio è alquanto pilotato. Quel 54%, infatti, comprende i favorevoli e i favorevoli con riserva, ristretti nelle uniche due categoria previste ovvero ´oppositori´ o ´sostenitori´. Combinazioni di risposte diverse tipo ´non so´, non sono state considerate. E dunque le percentuali calcolate si riferiscono ad un quorum di risposte fasullo.

Altro dato contestato, quello relativo alle ragioni ´per comprare o non comprare cibi ogm´, realtivo ai ´non acquirenti´. Le domande erano poste in modo alquanto fuorviante e in modo da influenzare l´intervistato. Si chiedeva, infatti, se l´acquisto di alimenti transgenici possa essere condizionato da una serie di fattori, così indicati: se fossero più salutari; se contenessero meno residui di pesticidi; se fossero coltivati secondo criteri più compatibili con l´ambiente; se fossero approvati dalle autorità competenti: tutte opzioni caratterizzate da elementi di incentivo o rassicurazione, che comunque - scrive la Galasso - condizionano fortemente le risposte dei restanti ´acquirenti potenziali´.

La notizia, quando uscì il primo settembre, fu inoltre commentata da Patrick Trancu, coordinatore del Cedab, centro di documentazione sulle agrobiotecnologie, che disse: «I dati dell´Eurobarometro, spesso citati negli ultimi anni da quanti si oppongono all´introduzione delle agrobiotecnologie in Italia, confermano che gli italiani hanno smascherato la campagna anti-Ogm e che il livello di accettazione della tecnologia e dei prodotti da essa derivati sta rapidamente crescendo».

Lui ha citato quei dati e lui li ha interpretati e commentati. Ma....... c´è un ma: il Cedab, di cui appunto Troncu è il coordinatore, è un´associazione che riunisce le maggiori multinazionali dell´agrobiotech, da Monsanto a Bayer a Dupont. Inoltre lo stesso Troncu è titolare della TT&A, agenzia di comunicazione che dal 1996 ha fra i propri migliori clienti la Monsanto. La riflessione di Simona Galasso è ovvia e giusta: «Perché continuare a chiedere all´oste se il vino è buono?».

Ora il punto, lo ripetiamo, non è il merito della questione - ovvero se effettivamente sono in aumento i sostenitori degi ogm in Italia - , ma il metodo. Di sondaggi, basta leggere i giornali o vedere la tv, ce ne sono una teoria initerrotta e su qualunque materia. La nostra è proprio (purtroppo) l´era dei sondaggi e in base a quelli c´è chi regola - a livello conscio o inconscio - persino le proprie opinioni, o i propri gusti e le proprie scelte. Non è per mancanza di fiducia nelle capacità critiche della gente, e non è per generalizzare, ma questi sono dati di fatto. Non esiste una scienza dei sondaggi, ma esiste una professionalità e una trasparenza. Spesso viene chiamato sondaggio ciò che sondaggio non è. Sollecitare telefonate e/o lettere, ad esempio non può essere chiamato sondaggio.

E quindi stavolta, diciamo così, è stato smascherato un ´inciucio´, anche grazie all´informazione (sotto forma di contenitore in questo caso visto che il pezzo non è scritto da un giornalista) che (accade di rado) critica tic e comportamenti dell´informazione stessa. Ma quante altre volte passano informazioni spacciate per verità assolute che potrebbero essere invece create ad hoc? Come può difendersi il cittadino da questo continuo bombardamento? Le regole di base sono quelle di controllare sempre la fonte del sondaggio, il campione (ovvero quante e quali persone sono state intervistate), l´età e soprattutto come sono state formulate le domande e in che contesto. Ma non è facile per chi lavora nei media, figuriamoci quindi per il cittadino. Soprattutto se queste regole di base vengono nascoste.

Torna all'archivio