[19/09/2006] Parchi

La foca monaca mediterranea rischia l’estinzione

LIVORNO. Per l’Onu sono ormai rimaste meno di 350 foche monache in tutto il Mediterraneo, quasi tutte in Grecia e Turchia. Altre 150, sono stimate nella costa atlantica del nordafricana (Marocco, Madeira e Mauritania).

Un animale ormai raro e protetto internazionalmente, ma che rimane il più minacciato dei mammiferi marini. I dati scientifici ci sono, in molti paesi sono state stabilite leggi di protezione, le norme internazionali esistono ma la perdita non si arresta. La Foca monaca viveva fino agli anni ´60 anche in alcune isole dell´Arcipelago (sono molte le cale che si chiamano del bue o bove o vacca marini, come veniva chiamata la foca) e ne frequentava i mari, quasi certamente non si riproduce più nelle isole toscane.

Però vengono sporadicamente avvistati alcuni esemplari, probabilmente giovani erratici.
La conferenza internazionale sulla conservazione della foca monaca che è appena terminata a Kemer, in Turchia. Organizzata dal Centro comunicazione e informazione del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (Info/Rac) ha segnalato che per porre un freno all’estinzione della foca monaca servono almeno 6 milioni di euro l’anno da impiegare in progetti di sviluppo locale.

In Italia la foca monaca è protetta da molto tempo, ma questo non l´ha salvata dai pescatori hanno continuato a uccidere le foche italiane fino all’estinzione, per i danni provocati alle reti da pesca e perchè ritenute un pericoloso concorrente nella cattura dei pesci. Ma l´uomo è anche una potente causa di disturbo per la riproduzione delle Foche monache che hanno visto fortemente ridursi il loro habitat costiero: porti, villaggi turistici, navigazione sotto costa hanno determinato la scomparsa di tratti di costa isolata, rendendoli praticamente inaccessibili ad un animale timido ed elusivo, molto sensibile al minimo disturbo antropico.

Proprio la persecuzione da parte dell’uomo è stata una delle cause principali della repentina diminuzione della specie. Un´altro dei pericoli per la sopravvivenza delle foche viene dall’accumulo di inquinanti nei tessuti; la concentrazione di sostanze nocive è particolarmente elevata a causa della dieta carnivora (pesci, molluschi e crostacei).

Una delle minacce più recenti, che si assomma al disturbo antropico ed alla pesca, è il cambiamento climatico: i piccoli nascono più tardi invece che alla fine della primavera, e sono ancora poco sviluppati al momento delle mareggiate autunnali, così un terzo circa dei cuccioli soccombe alla furia del mare nei primi mesi di vita. Lo scarso numero espone ormai l’intera popolazione di foche mediterranee a rischi di un’epidemia che potrebbe ucciderne così tante da impedire il ricostituirsi di una popolazione vitale: 10 anni fa, nella colonia mauritana un’epidemia ha ucciso i due terzi delle foche presenti.

Eppure la foca monaca , da “disturbo” per i pescatori si è trasformata in risorsa economica: ad Alonissos, in Grecia, la riserva marina di tutela per questi pinnipedi è vitale per il turismo e per la piccola pesca costiera.

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