[21/09/2006] Comunicati

Ricerca: come praticare la divulgazione scientifica

PISA. Ricerca e divulgazione scientifica: due facce delle stessa medaglia. E una il continuum dell’altra visto che senza la divulgazione scientifica, difficilmente si ottengono i finanziamenti per la ricerca. Non solo, secondo i docenti la cattiva comunicazione è causa della fuga dalle facoltà scientifiche. Il problema che si pone la scienza è quindi come migliorare la divulgazione scientifica e il tema verrà affrontato, in tutte le sue multiformi sfaccettature, domani a Pisa al convegno: «La divulgazione scientifica tra mediazioni, miti e mistificazioni».

Del quale abbiamo parlato con la professoressa Manuela Giovannetti, docente di Microbiologia agraria dell’Università di Pisa e tra gli organizzatori dell’evento.

Professoressa Giovanetti, da dove nasce l’idea di questo convegno?
«Una delle criticità che ci hanno spinto all’organizzazione del convegno è la fuga dalle facoltà scientifiche. Le università sono costrette a finanziare gli studenti per farli iscrivere alle materie cosiddette hard, come matematica e fisica ad esempio. Anche a Milano e Pisa applicano riduzioni di retta a chi si iscrive alle facoltà più difficili. Questa situazione, secondo noi, è figlia anche del fatto che il mondo scientifico non sa comunicare all’esterno quello che fa. E allora abbiamo deciso di chieder consiglio agli esperti, come Sylvie Coyaud, giornalista del Sole 24 Ore che parteciperà all’evento. Il suo intervento si intitola “Sex, Drugs & Money. Suggerimenti per andare in copertina”. Un intervento dal titolo volutamente provocatorio».

Un problema, quello della divulgazione scientifica, che anche noi di greenreport.it abbiamo sollevato più volte. Spesso infatti sembra che al mondo scientifico piaccia parlare al mondo scientifico e non ai cittadini
«Scienziati e docenti dovrebbero invece imparare a trasmettere i risultati delle loro ricerche e in un linguaggio accessibile a tutti. L’Italia è impregnata di cultura umanistica, tanto che gli stessi scrittori pubblicano direttamente sui giornali e senza mediatori. Per il mondo scientifico accade il contrario, c’è una timidezza da parte dei ricercatori a venire allo scoperto e i giornalisti spesso non riescono a capire bene il lavoro che viene fatto. E ci sono casi clamorosi».

Ci faccia un esempio.
«La biotecnologia è stata demonizzata per colpa dell’ignoranza. La biotecnologia non è solo ingegneria genetica. La biotecnologia è anche bere il vino, la birra, mangiare il pane. Poi c’è un altro problema».

Dica.
«Se la divulgazione non funziona diventa difficile trovare i finanziamenti per i progetti scientifici. Non si riesce a far capire perché chiediamo i soldi. In questi ultimi anni anche gli indirizzi economici arrivati dal Governo sono tutti per fare applicazione delle scienze, ma per farlo ci vuole la scienza, se no non funziona».

La ricerca, però, è tutta orientata sull’innovazione di prodotto. Quasi per niente su quella di processo, che invece sarebbe basilare per la sostenibilità ambientale. Inoltre potrebbe aprire nuove strade proprio nel mercato. Cosa ne pensa?
«E’ vero. Forse il mondo scientifico non ci pensa ancora tanto. Comunque qualcosa si sta facendo anche sull’innovazione di processo. Bisogna lavorare per trovare i link giusti con l’industria».

Il convegno comincerà domani alle 10 alla Domus Galilaeana, Via S. Maria 26 Pisa

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