[25/09/2006] Parchi

Meloria, un ´area protetta precaria e con impalcatura barocca

PISA. Il 10 luglio il ministero dell’ambiente ha trasmesso alla Regione toscana, al Comune e alla Provincia di Livorno e per conoscenza al Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massacciuccoli, gli schemi di decreto istitutivo e di regolamento dell’Area marina protetta denominata ‘Secche della Meloria’. L’invio è volto a raccogliere i pareri previsti per poi passare alla approvazione definitiva.
Dell’argomento finora nessuno ha parlato – almeno in sedi pubbliche -e non è bene, perché si tratta di questione molto delicata e importante, specie alla luce dei precedenti provvedimenti in materia niente affatto rassicuranti.

La gestione dell’area sarebbe affidata al Parco regionale e questa è una positiva novità, considerati appunto i precedenti alla Portofino. Ma si aggiunge che si tratta un affido provvisorio. E già qui le acque si intorbidano. Dopo una trafila che dura da anni perché si deve agire ‘provvisoriamente’ per rimettere tutto in discussione tra un po’ e ripartire con l’ennesima diatriba? E perché un ente a cui da poco è stata affidata la gestione della ex tenuta presidenziale di San Rossore di quasi 5000 ettari - senza tanti se e tanti ma - dovrebbe in questo caso sentirsi un precario in prova? Ma il peggio deve ancora venire.

L’affidamento si accompagna, infatti, alla istituzione della vetusta Commissione di riserva prevista da una legge dell’82 quando i parchi non esistevano e neppure gli enti di gestione. Basti dire che di quella commissione che allora faceva capo alla Capitaneria di porto e ora al ministero fanno parte camere di commercio e provveditorati agli studi ma non le province. La Commissione ha un suo presidente, un suo direttore (un suo bilancio) ed esprime pareri.

Si dà il caso che il parco abbia già un Comitato scientifico di cui peraltro fa parte il direttore dell’istituto di Biologia marina di Livorno. Per soprammercato è previsto pure un non meglio specificato Responsabile dell’area marina protetta.

Impalcatura più barocca era davvero difficile immaginarla ma a Roma ci sono perfettamente riusciti con tanti saluti evidentemente a quei principi di economicità, semplicità, efficacia a cui si ispirano (o dovrebbero ispirarsi) le riforme della nostra pubblica amministrazione ma evidentemente non il ministero. Dopo un parto del genere il ministero nega qualsiasi contributo finanziario per il personale delle aree marine protette posto a carico dei comuni da un paio d’anni.

La regione Liguria ha istituito una riserva marina in quel di Portovenere (certamente non meno importante della Meloria) e l’ha affidata in gestione a quel comune che la sta gestendo senza tutta questa complicazione e farraginosità.
Ma lo cosa che forse colpisce di più è che questi decreti ministeriali (non solo questo) sembrano tutti ignorare cosa ha significato davvero la legge quadro del 91. Assetti gestionali a parte la novità, infatti, è che nell’ 82 con la legge sul mare si parlava di aree marine punto e basta. La legge sui parchi punta invece alla gestione integrata terra-mare che al tempo dell’altra legge nemmeno si poneva perché i parchi non esistevano tranne quelli storici.

Con questa legge l’affidamento della gestione delle aree marine ai parchi terrestri - quando esistono - non è dovuta solo e neppure principalmente ad esigenze di economicità e semplificazione (pure importanti) ma di effettiva ‘integrazione’, specie in realtà come le nostre dove opera il Santuario dei cetacei.
Tutto questo invece è regolarmente ignorato e la parola integrazione non la si trova infatti in nessuno dei decreti, d’altronde già più volte censurati dalla Corte dei conti per i loro pasticci.

Ecco perché la provvisorietà di cui si parla in prima battuta con tutto l’armamentario barocco e costoso previsto è roba d’altri tempi. Come si può ignorare il valore e il significato di mettere in più stretto e diretto rapporto la gestione costiera già affidata al parco regionale e quella marina con cui si dovrà integrare. Se si fosse pensato a questo (e non credo richiedesse uno sforzo sovrumano) non si sarebbe potuto prendere in considerazione non soltanto la provvisorietà -non essendoci alla soluzione integrata alternativa possibile- ma neppure la commissione di riserva etc perché la presenza del comune e della provincia di Livorno non dovrà certo essere la Commissione di riserva ad assicurarla ma il parco e quindi a titolo effettivo e non meramente consultivo.
Ecco perché nella visione ‘separata’ del ministero –di questo infatti si tratta- la riserva potrebbe benissimo passare da un ente ad un altro. Ma questo - come è stato ribadito dalla Corte dei conti nella sua pronuncia su Ustica - non risponde allo lettera e allo spirito della legge quadro e neppure della legge 426 del 98.

Il ministero dell’ambiente da poco ha assunto anche la titolarità del mare; la ‘festeggi’ con un decreto che sanzioni finalmente l’integrazione e il raccordo anche nella gestione delle protette. E la regione e gli enti chiamati a pronunciarsi sul decreto non lo dimentichino.

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