[26/09/2006] Consumo

Le economie emergenti sprofondano nello smog

ROMA. Tra le economie emergenti che fioriscono nei paesi che solo qualche anno fa venivano definiti del Far east, c’è ormai anche quella dell’automobile. E questa volta non si tratta solo dell’ennesimo caso di aziende che trasferiscono la produzione in paesi dove sono più bassi i costi del lavoro, dato che non esistono diritti per i lavoratori e regole per i datori di lavoro.

O perché non ci sono vincoli e controlli per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente. Gran parte delle case automobilistiche del mercato mondiale dell’auto hanno annunciato infatti nuovi stabilimenti e nuovi investimenti in India, ma anche nuovi modelli per soddisfare il mercato interno.

Un mercato che solo in cinque mesi ha immatricolato il 27% in più di automobili rispetto all’anno precedente.
La Hyundai ha l’obiettivo di raddoppiare le attuali 300mila auto prodotte; stessi propositi per la Honda che vuole arrivare da 50mila al doppio entro il 2007, con l’ipotesi di aprire un altro stabilimento nel primo stato indiano in cui raggiungerà l’accordo.

Ma anche la General Motors investirà 300 milioni di dollari per potersi aggiudicare uno stabilimento e una fetta di mercato e stesso annuncio l’ha fatto anche la Volkswagen.
In tutti i piani di investimento annunciati, c’è sempre infatti, oltre al necessario sguardo verso l’export, l’attenzione verso i gusti e le potenzialità economiche degli indiani. La crescita impetuosa dell’economia indiana ha fatto crescere infatti anche i redditi – naturalmente in maniera percentuale e non certo assoluta - e quindi anche l’India è diventata un ottimo terreno di conquista e un importante canale per i consumi.

Del resto anche i provvedimenti governativi cercano di dare una mano a spingere in questa direzione: il Governo indiano inserirà infatti nella prossima finanziaria un emendamento che taglia di un terzo (dal 24 al 16%) la tassa che fino ad ora c’era sulle auto più corte di 4 metri e di cilindrata inferiore a 1500 cc se diesel o 1300cc se a benzina. La classica utilitaria, che peraltro sino ad ora in pochi si potevano permettere e che almeno per un modello prodotto dalla Tata, potrà essere acquistata chiavi in mano al costo di 10.000 rupie (1700 euro).

Che effetti avrà questa politica di motorizzazione nelle metropoli indiane è facile immaginarlo, basta pensare all’effetto che ha prodotto nelle nostre città: che tutti i giorni ci inchioda in code paurose e che fa quantificare in 8 mila i morti e in 7milioni le giornate lavorative perse ogni anno a causa dello smog.

Ma nonostante per noi il problema sia noto da tempo, le politiche per contenerlo sono invece sempre inadatte per affrontarlo. E la politica in senso lato non riesce a cogliere nemmeno le opportunità che ogni tanto nel panorama assai grigio potrebbero presentarsi per andare nella direzione della salute dell’ambiente e dei cittadini.

E’ il caso, tanto per fare un esempio, dell’aumento del 10% delle imposte sul bollo auto e di 2,58 centesimi sulla benzina che il presidente della Regione Martini ha annunciato, per far fronte al finanziamento di progetti del Piano regionale di sviluppo e che hanno trovato forti opposizioni da parte dei sindacati, Cgil in testa, e degli imprenditori.

Anche stamani si legge sull’Unità l’intervento di Cocchi, capogruppo Ds in consiglio regionale, che appoggia le intenzioni del governatore, ma non accenna nemmeno minimamente al fatto che gli introiti che deriveranno da queste maggiorazioni dovrebbero essere destinate proprio a progetti di sviluppo di una mobilità sostenibile, che non è certo quella di cui godono le nostre città. Nemmeno quelle toscane.

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