[27/09/2006] Parchi

Cave di campiglia e Tap, per Legambiente ci vuole la volontà politica

PIOMBINO (Livorno). Legambiente ribadisce il proprio ´no´ al progetto delle cave di Campiglia, che «con il raddoppio del materiale estratto e il prolungamento (sino al 2026) dell’attività della cava, aumenterebbe il già evidente impatto ambientale, il danno di questa attività sui parchi ma anche su tutta l’economia della Val di Cornia, soprattutto il turismo. I bilanci economici, sociali, occupazionali e ambientali devono essere complessivi e non limitati ad un solo settore».

Legambiente Val di Cornia chiede quindi alle amministrazioni «una scelta netta, coerente con una politica di tutela e valorizzazione del territorio, non concedendo il raddoppio delle escavazioni su Monte Calvi. Contemporaneamente vogliamo dare concretezza e solide prospettive alla società Tap al fine di dare risposte al problema dei rifiuti industriali. Se non si parte dalla cognizione di questo mastodontico problema esistente da sempre, nessun conto economico potrà mai risultare veritiero».

In effetti dell’intreccio fra questi due problemi (prelievo di materiale naturale e produzione di materiale residuo) non ne parla solo Legambiente, ma l´intesa del 30 ottobre 2002, tra Regione, Provincia, e Comuni che recita: «l’ottenimento di aggregati catalizzati suscettibili di riutilizzo, in sostituzione di inerti di cava (pag. 26, ndr)» ... e ancora: «...Si intreccia, al proposito, per le cave di calcare del campigliese, la questione della produzione di materiale inerte dal ciclo Tap che potrebbe consentire un minor fabbisogno complessivo. Nell’eventualità di una riduzione delle quantità di materiale inerte prelevato direttamente dalle cave di calcare, rimangono da inquadrare le questioni di carattere ambientale legate al ripristino degli ambiti coltivati» (pag. 30, ndr).

Cioè si pone il problema delle enormi voragini che tutti possono vedere.
Interessante per Legambiente Va di Cornia anche quanto riportato a pagina 51 del piano regionale di gestione dei rifiuti speciali e pericolosi: «…un unico soggetto operativo per la bonifica … il trattamento e il riutilizzo e/o commercializzazione di tutti i rifiuti potenzialmente recuperabili… A questo fine si rende opportuna l’ipotesi di realizzare una piattaforma tecnologica polifunzionale...», cioè l’impianto Tap.

«Allora - prosegue Legambiente - si era pensato che il possibile conflitto di interessi fra Sales e Tap si potesse superare solo creando le condizioni con incentivi e disincentivi per permettere a Sales di entrare nella società Tap. E infatti il consiglio regionale assunse una delibera (oggi diventata legge) che indicava alle amministrazioni la revisione dei capitolati di appalto con obbligo di utilizzare in qualsiasi opera pubblica almeno il 30% di materiali derivati dal recupero. Ancora oggi questa disposizione non è stata assunta dalle amministrazioni della Val di Cornia. Anche questo elemento consentirebbe di creare un contesto sinergico fra l´opera di recupero e l´utilizzo dell´esperienza della rete di commercializzazione di Sales, riducendo i prelievi da cava, come è implicito nell’accordo di programma del 2002».

Invece sono passati ormai 8 anni dalla presentazione del progetto della Tap e il problema rifiuti permane esattamente come quello dei prelievi dalle cave. Evitare che da una parte spariscano le colline e dall´altra ne nascano di nuove è solo un problema di volontà politica, di tecnologia disponibile e di capacità di fare bilanci economico-ecologici.

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