[28/09/2006] Consumo

E alla Coop si sperimentano vaschette biodegradabili in mais

LIVORNO. E la grande distribuzione di casa nostra come si pone nei confronti del problema-imballaggi? Qualcosa si sta muovendo anche in Italia. Ne abbiamo parlato con al responsabile area Freschi di Unicoop Tirreno Giuliana Giuggioli.

«Le nostre strategie variano in base al canale distributivo, cioè alle dimensioni del punto vendita. Normalmente nei piccoli e medi supermercati privilegiamo sempre la vendita sfusa, con banchi tradizionali per le carni e con la gastronomia assistita. Il servizio al cliente ha un grosso valore, ma negli ipermercati i valori si ribaltano a favore del tempo: il consumatore apprezza molto i cibi pronti e il prodotto confezionato e portato a casa senza fare file. Noi purtroppo abbiamo dovuto coprire questa esigenza del mercato.

Secondo una ricerca elaborata da Coldiretti in collaborazione col mensile Dimagrire, 7 italiani su dieci acquistano cibi preconfezionati.
«La richiesta c’è indubbiamente ed è anche in crescita, ma sinceramente quelli mi sembrano numeri un po’ forzati. Posso dire che da noi, prendendo in esame per esempio la categoria dei salumi, il preconfezionato si attesta intono al 20% del venduto. Non so, forse in quei numeri hanno messo anche tutto il libero servizio, se cioè si considerano nel preconfezionato anche gli yogurth, le ricotte e le mozzarelle, per esempio, le percentuali variano sensibilmente…»

Quali tipi di imballaggi utilizza Unicoop per i propri prodotti? Esiste una strategia per la loro riduzione?
«Sul fronte dei contenitori stiamo facendo una sperimentazione per valutare sia l’utilizzo di contenitori riciclabili sia in materiale biodegradabile. Già da tempo la nostra pellicola non è in pvc per venire incontro alle esigenze di rispetto dell’ambiente e della salute, ora stiamo effettivamente andando a cercare imballi ecocompatibili per sostituire quelli che usiamo attualmente».

Quali sono i motivi che fino ad oggi hanno frenato questa scelta?
«Sicuramente un primo fattore da valutare è il prezzo. Attualmente le vaschette in Pla, materiale integralmente biodegradabile derivato dal mais costa il 30% in più. Ma non è solo un problema di costo. Per esempio abbiamo ravvisato criticità per alcuni cibi precotti, perché talvolta questi imballaggi non reggono le temperature elevate. Queste sono tutte prove in laboratorio, mentre per esempio Coop adriatica ha lanciato una fase di test proponendo le insalate pronte a marchio Coop in buste di questo materiale biodegradabile».

Sul fronte della riduzione degli imballaggi, non ritiene che si dovrebbe puntare di più sulla vendita di prodotti sfusi, alla spina?
«Su questo fronte siamo già posizionati molto bene, con moltissimi punti vendita in tutta Italia che commercializzano detersivi, caffè, acqua e altri prodotti alla spina. Devo dire sinceramente però che la Toscana è un po’ più indietro in questo senso. La vendita di prodotti alla spina va continuamente assistita e incentivata, perché il comportamento del consumatore non è stato così evoluto come ci aspettavamo».

(nella foto una vaschetta in amido di mais interamente biodegradabile, prodotta da Quibio)

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