[03/10/2006] Consumo

Il parlamento Ue chiede garanzie sui prodotti biologici extracomunitari

ROMA. Dopo le notizie dello stratosferico boom del biologico nei paesi extraeuropei, ad iniziare dalla solita Cina, il parlamento europeo corre ai ripari adottando una relazione dell’eurodeputato tedesco Graefe Baringdorf che cerca di mettere precisi paletti come la pubblicazione e la revisione periodica dell´elenco dei paesi extracomunitari le cui norme di produzione e i cui regimi di controllo sono considerati equivalenti a quelli europei ed una relazione sulle fonti di rischio delle importazioni da paesi terzi, «per le quali è necessario prestare una particolare attenzione ed eseguire controlli, al fine di prevenire irregolarità».

D’ora in poi nei paesi Ue potranno essere venduti solo prodotti “bio” non anonimi e conformi alle norme di produzione del regolamento comunitario e i consumatori dovranno essere messi in grado di riconoscere facilmente il paese extracomunitario dal quale proviene il prodotto d´origine.

Soddisfatta la Coldiretti che spiega che attualmente la normativa comprende un eleco di paesi, Argentina, India, Australia, Svizzera, Israele, con legislazione sulla coltivazione, certificazione e commercializzazione dei prodotti biologici che è ritenuta equivalente al regolamento Ue, ma il 70% delle importazioni di prodotti bio appartiene alle "autorizzazioni d´importazione", rilasciate dai singoli paesi membri e senza che siano stati effettuati controlli a campione inei paesi di provenienza.

«Sul mercato dell’Unione - spiega la Coldiretti - c’è dunque il rischio concreto che vengano “spacciati” come europei prodotti biologici provenienti da paesi extracomunitari».

Coldiretti valuta in questo senso anche la scelta della Cina di investire sulle produzioni biologiche che «appare evidentemente motivata dalla volontà cinese di offrire un prodotto in grado di rispondere per caratteristiche qualitative alla domanda dei consumatori di Paesi ricchi al fine di invaderne i mercati e creare nuove occasioni di reddito».

Un’inversione di tendenza rispetto al passato quando il grande paese asiatico aveva tentato «di aumentare in ogni modo, non lesinando l’uso di pesticidi e Ogm, le quantità prodotte per soddisfare la fame di un milione e 300mila esseri umani».

«Le coltivazioni biologiche nel mondo - sottolinea la Coldiretti - hanno una estensione comparabile all’intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali 12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento).

Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia con la Cina che fa la parte della tigre d’ oriente e si prepara a far tremare i mercati mondiali del biologico la cui domanda vale complessivamente 23,5 milioni di euro, cresce del 11,2 per cento e si concentra in Europa e Nord America».

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