[09/10/2006] Urbanistica

Il consumo di territorio, dal caso Laika di San Casciano a quello delle cave di Campiglia

FIRENZE. Non ci sono sole le tante Monticchiello a rappresentare bene le contraddizioni tra lo sviluppo edilizio e il consumo di territorio, che anche in aree urbane se non addirittura metropolitane, risulta essere una delle questioni più delicate nel momento in cui si devono affrontare le pianificazioni.

160 fra urbanisti, architetti ed addetti ai lavori hanno firmato un appello per chiedere ai consiglieri comunali di San Casciano di rimettere in discussione la Variante Laika e di non procedere alla approvazione della stessa. Ma bensì di proseguire la procedura di approvazione del piano strutturale e di utilizzare gli strumenti ordinari di programmazione territoriale evitando il ricorso a varianti per interventi di tale importanza.
«L’impatto ambientale dell’edificio, un enorme parallelepipedo con area base di 3 ettari ed altezza di 11 m, è sicuramente notevole da molti punti di vista – si legge nell’appello - dissoluzione degli ordinamenti del territorio aperto, impermeabilizzazione del suolo sia per l’area coperta dai volumi sia per le superfici a strade e piazzali connesse nel lotto di 13 ettari, inquinamento acustico, incremento del traffico in zona e quindi necessità di nuove infrastrutture, sgradevole visuale causata da un edificio architettonicamente banalizzante, negativa interferenza con la previsione di parco fluviale della Pesa promesso dalla stessa amministrazione comunale e che fa parte del progetto più generale del Parco fluviale dell’Arno e dei suoi affluenti promosso dalle Province di Firenze e di Pisa, dal Circondario Empolese-Valdelsa e dall’Associazione per l’Arno. Interventi come questo pregiudicano gravemente la fruibilità paesistica e ambientale dei fondovalle collinari che il sistema di parchi fluviali intende attivare, rafforzando in questo modo anche l’offerta turistica con nuovi percorsi in gran parte inediti (a partire dalla navigabilità dell’Arno)».

Dall’altra parte di Firenze non si sta troppo meglio: ormai è da alcuni anni che i comitati dei cittadini di Firenze, in maniera approfondita, articolata e non solamente urlata, denunciano un’errata gestione del territorio (consumo di suolo e densificazione urbana) da parte della giunta Domenici.
Lo hanno fatto portando osservazioni, proposte e critiche al piano strategico Firenze 2010 al piano strutturale e al regolamento edilizio che è in discussione in questi giorni.
Oggi i comitati cittadini di Firenze, in via preventiva, rivolgono la loro attenzione ad una delle poche aree a vocazione agricola della città: il quadrante urbano di sud ovest che dal fiume Greve si estende fino all’Arno e ai confini del Comune di Scandicci e che rischia di essere manomessa. «Questa zona, nonostante l’antropizzazione - dichiarano i comitati - conserva caratteristiche storico, paesaggistiche e ambientali di grande rilevanza come riportato nel volume redatto dallo studioso del territorio e membro dell’Icomos (International council on monuments and sites”) Giampaolo Trotta, Oltre la Greve. Borghi e territorio dell’estrema periferia sudoccidentale fiorentina, pubblicato nel 1996».

Nell’area, soggetta ad esondazione sia del fiume Arno che del fiume Greve, sono state realizzate infrastrutture e sono previsti progetti che potranno alterare in modo definitivo la vocazione agricola dell’area e il suo delicato equilibrio idrogeologico affermano i comitati.
«Oltre al nuovo casello autostradale di Firenze Scandicci, già ultimato, che ha radicalmente trasformato la viabilità dell’area e soprattutto ha determinato l’impermeabilizzazione di ampie superfici con il conseguente aumento della quantità d’acqua che si riversa sulle zone limitrofe, è prevista la costruzione di un polo cimiteriale nei borghi di Mantignano, Ugnano, e Sollicciano, del canile comunale e di un centro di rottamazione che avrà un’estensione di circa 6 ettari».

I cittadini non mettono in dubbio che gli interventi previsti possano essere di pubblico interesse, però spaventa la loro concentrazione in un’area che conserva vocazione agricola e dal delicato equilibrio idrogeologico. «Riteniamo - concludono i comitati dei cittadini di Firenze - che questi interventi possano costituire un vero e proprio cavallo di troia per una nuova fase intensa di edificazione e cementificazione, come ampiamente dimostrano le acquisizioni avvenute negli ultimi anni, sempre più consistenti, di terreni agricoli, per i quali non è stata definita alcuna destinazione d’uso se non quella agricola, da parte di società impegnate nel settore delle costruzioni». Come diceva qualcuno “a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca”.

Consumo di territorio protagonista anche della discussione in atto in Val di Cornia, alle prese con la difficile convivenza tra il parco e l’attività estrattive delle cave, per cui è stato richiesto un ulteriore prolungamento. Anche i partiti dell’Unione hanno però ribadito che «l’attività estrattiva deve essere comunque considerata come subordinata rispetto al Sistema dei Parchi – si legge nella nota firmata da Ds, Margherita, Pdci, Prc e Sdi di Campiglia Marittima - e quindi, sulla base di questo, che la proposta di piano di coltivazione avanzata da Cave di Campiglia, debba in ogni caso essere sensibilmente ridimensionata, sia rispetto agli anni che rispetto ai volumi previsti. In tutto questo ragionamento, naturalmente, non sottovalutiamo le preoccupazioni espresse dai lavoratori delle cave, che troveranno sempre la nostra solidarietà».

(nella foto il progetto presentato da Laika)

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