[01/02/2006] Rifiuti

Revet, l’industria del riciclo che funziona

EMPOLI. L’industria toscana dei riciclo ha uno dei suoi punti di riferimento nella Revet Spa, una società mista che gestisce il segmento di raccolta differenziata con il sistema multimateriale. Posseduta al 60% da 4 aziende pubbliche (Quadrifoglio, Publiambiente, Geofor, Sienambiente) e per il 40% da privati fondatori, la Revet ha un’importanza strategica per la Regione: due poli impiantistici a Empoli e Pontedera, 210 comuni serviti, un fatturato di 14 milioni di euro nel 2005, 160 fra dipendenti e "padroncini" e una raccolta urbana di 77-80mila tonnellate l’anno. E la cosa davvero significativa è che di questo totale, soltanto un 8%-9% finisce in discarica o al termovalorizzatore, in quanto si tratta o di rifiuti erroneamente gettati nel multimateriale (la cosiddetta frazione estranea: organico, mattoni, ceramica, legno, tappi di sughero…), oppure di rifiuti in nessun modo recuperabili perché composti da tanti elementi diversi (un giocattolo).

«La Revet è nata per volontà di Cispel Toscana nel 1986 – spiega il presidente Antonio Marrucci - che all’epoca invitò tutte le aziende di igiene urbana toscane ad aderire, uno spirito che è tuttora presente perché le quattro aziende attuali continuano a dare questa disponibilità a tutte le altre imprese».

Revet gestisce quindi il segmento di raccolta differenziata chiamata multimateriale, sia andando direttamente in alcuni comuni a svuotare i cassonetti, sia ricevendo il materiale da municipalizzate che svolgono il servizio e poi trasportano la raccolta agli impianti Revet, dove il primo passaggio consiste proprio nel separare i diversi materiali: considerando il peso è il vetro a fare la parte del leone (circa 67%), poi viene la plastica (circa 20%), acciaio (5%), alluminio (5%) e poliaccopiato tetrapak 1%-2%.

«Attualmente abbiamo contratti con 210 dei 286 comuni toscani e con numerose altre aziende del settore – prosegue Marrucci – e il progetto a cui stiamo lavorando è quello di realizzare una piattaforma toscana per la gestione integrata e la valorizzazione di tutte le raccolte differenziate, dando la sicurezza che tutto ciò che viene raccolto va effettivamente a riciclo in impianti moderni e all’avanguardia nella tutela dell’ambiente».

A Empoli c’è impianto per la selezione e valorizzazione del vetro: dopo averlo diviso in base al colore, l’impianto lo trasforma in vetro pronto forno, cioè immediatamente utilizzabile dalle vetrerie, a cui viene venduto.

A Gello di Pontedera invece gli impianti Revet si occupano della plastica. Il primo passaggio in questo caso è la selezione dei cpl, cioè dei contenitori per liquidi, che a loro volta sono poi divisi in base al colore e rappresentano il 57% della plastica pet. «Un dato di eccellenza nazionale questo - ci tiene a precisare Marrucci - visto in Italia la media è al 45%». Il materiale a questo punto viene passato al consorzio nazionale Corepla e inviato ai recuperatori che lo trasformano in granulo pronto ad essere ristampato come plastica riciclata.

«Un altro 25% della plastica è dato dagli shopper e dai film che per esempio rivestono le confezioni da sei delle bottiglie d’acqua – spiega Marrucci – E mentre fino a poco fa questo materiale veniva destinato al recupero di energia attraverso i termovalorizzatori, adesso Revet è in grado di recuperarlo interamente come materia trasformandolo in pallets (nella foto), pancali e profilati per l’arredo urbano». In effetti nell’area di Gello è da un mese in funzione questo nuovo impianto, realizzato con un investimento di 4 milioni, che consente di portare a recupero questa plastica finora considerata meno pregiata.

Restano poi alluminio e acciaio, che dopo essere stati selezionati vengono venduti da Revet ai rispettivi consorzi nazionali, mentre per quanto riguarda il tetrapak la Regione Toscana si è fatta promotrice di una sperimentazione che consente di recuperare sia la carta, sia le due pellicole di plastica e di alluminio che stanno all’interno del cartoncino: «Inviamo il nostro tetrapak a uno stabilimento di Verona – spiega Marrucci – in grado di recuperare queste pellicole e di trasformarlo in marhalene, che è una sorta di plastica utilizzata in oggettistica (per esempio portachiavi).

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