[01/02/2006] Rifiuti

Bonifiche, perplessità a non finire sull´impostazione del Ministero

LIVORNO. «Questa normativa ha, di fatto, consentito un forte accentramento di potere nelle mani del Ministero sui siti portuali e industriali nazionali». Renato Butta, direttore di Sintesis, società di consulenza ambientale impegnata nelle bonifiche dei siti di interesse nazionale di Livorno e di Piombino, mette da parte ogni considerazione politica. Prende in esame l’aspetto tecnico-scientifico della piega che stanno prendendo le bonifiche. E individua, anche lui, come già avevano riferito a greenreport il dirigente ambiente e sicurezza dell’Autorità Portuale di Livorno Giovanni Motta e Jacopo Tinti della società Ambiente, considerevoli lacune nell’impostazione complessiva del Ministero.
«Prima di tutto – spiega Butta – far scattare il vincolo urbanistico sulle aree comprese nel sito di interesse nazionali rappresenta una prima pecca normativa: perché vincolare un’area quando ancora non si sa se è inquinata o no? Almeno bisogna distinguere fra attività petrolchimiche e attività di movimentazione di contenitori, che non sono certo la stessa cosa e che pure sono presenti in uno stesso porto. Si è arrivati ad assurdi come l’interruzione di un’opera quale il cunicolo per interrare oleodotti e condotti di trasporti di merci pericolose, finanziata dallo stesso Ministero dell’ambiente».
L’altro aspetto che sembra non convincere molti degli addetti ai lavori riguarda la ricetta che il Ministero propone in modo quasi sistematico per i vari siti da bonificare. La stampa di riporta quanto avvenuto per la Sitoco di Orbetello (Grosseto): incarico a «Sviluppo Italia» e messa in sicurezza, una volta asportati i rifiuti. «L’impressione – prosegue Butta – è che si agisca a prescindere da un’analisi del rischio della situazione. Quali sono i dati certi o accertati dal punto di vista di danno delle matrici ambientali? Faccio un esempio: a Porto Marghera hanno di tutto, dai soggetti cancerogeni alle mutazioni genetiche all’incremento di tumori. Di tutto, davvero. Ma qui, sul caso di Livorno, sulle persone e sull’ambiente quali informazioni scientificamente probanti abbiamo? Zero. L’Autorità Portuale, da parte sua, ha fatto tutto il suo dovere e anche di più, visto che sta affidando uno studio idrogeologico, strumento essenziale di analisi».

nella foto: il canale industriale del porto di Livorno

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