[18/10/2006] Rifiuti

L´ex assessore Manconi: Ma anche i comitati hanno sbagliato

LUCCA. Piero Manconi è l’ex assessore provinciale all’ambiente di Lucca, che per diversi anni ha seguito l’evolversi della vicenda-Cartiera Lucchese. A lui abbiamo chiesto di riflettere sulla piega che sta prendendo la situazione.

«Come tutti vedo una forte accelerazione che non può non far preoccupare. Da quello che ho letto sulla stampa la situazione è precipitata e me ne dispiace molto perché significa che gli sforzi fatti fino ad oggi sono serviti a poco».

Non ritiene che quello di Cartiera Lucchese possa essere definito un ricatto occupazionale?
«Certo non è un’uscita simpatica, però penso che la responsabilità non sia solo della cartiera, ma di come è stata gestita questa ultima fase della vicenda».

In che senso?
«Esisteva un forum in cui azienda e comitati si potevano confrontare con la mediazione delle istituzioni. Ma dopo il primo incontro del forum, improvvisamente qualcuno dei comitati ha deciso di assumere una posizione negativa a prescindere. Finché c’ero io ho cercato di tenere in piedi il forum, ma ora mi pare che non se ne sappia più nulla (in realtà nell´articolo sopra l´attuale assessore Cavallaro spiega che la scorsa settimana il forum è tonato a riunirsi, ndr)».

Perché secondo lei era importante il forum?
«Perché partiva da una necessità: accertare la reale situazione dell’aria nella conca di Diecimo, perché ad oggi dati reale non ce ne sono. Era una questione delicata e io volevo avere tutti gli elementi per valutare nel modo migliore. E pensare che avevamo ottenuto la disponibilità dell’azienda a finanziare una campagna in tal senso per fare una Valutazione di impatto sanitario».

Perché prima questi fanghi non erano un problema ed oggi lo sono?
«Purtroppo il problema è questo modello economico: finché è stato possibile, cioè finche i costi lo hanno permesso, si esternalizzava tutto e l’onere dello smaltimento se lo prendeva qualcun altro, spesso trovando soluzioni non chiare ma sicuramente lontane, che nessuno qui vedeva e quindi se ne preoccupava».

L’azienda secondo lei ha fatto il possibile oppure potrebbe fare ancora qualcosa di più?
«Il tavolo aveva due elementi di cui discutere: la valutazione di impatto sanitario e le eventuali alternative all’inceneritore. Tra queste per esempio c’è l’impianto per la produzione di biogas dai fanghi, che avrebbe il vantaggio di abbattere le emissioni. Ovviamente dovrebbe essere confrontato attentamente nel suo impatto ambientale, con tutti i pro e con tutti i contro, ma in ogni caso la discussione non è andata avanti e quindi non se ne è fatto di nulla».

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