[27/10/2006] Rifiuti

La fabbrica della plastica perduta

TORINO. Quando si dice che ottenere buoni risultati in termini di percentuali di raccolte differenziate è importante quanto ottenere risultati in termini di qualità, non è solo una affermazione di contorno. Ed è dimostrato dai dati emersi relativi ad una azienda di riciclaggio piemomtese.

La Demap, azienda leader della selezione degli imballaggi in plastica con un fatturato annuo di due milioni e mezzo di euro, è uno dei perni del sistema di trattamento rifiuti sul terrirorio di Beinasco, in cui converge la plastica raccolta nel torinese. Ma potrebbe diventare la fabbrica della plastica perduta. Su 100 tonnellate di rifiuti in plastica provenienti dalla selezione post consumo che ogni giorno arrivano in impianto, ben 22 sono rappresentate da materiale non riciclabile, che quindi va smaltito come rifiuto e che infatti va per un 10% mescolato con altri rifiuti a fare da combustibile in inceneritori o cementifici ed il resto finisce in discarica.

E’ quanto si legge da un reportage apparso su La Stampa, che pone l’accento sul problema della filiera del recupero, su cui si sofferma anche il presidente di Federambiente in una intervista che compare in un altro articolo di oggi di greenreport.it.

I consorzi riconoscono infatti ai comuni quote diverse di contributo a seconda delle impurezze che i materiali raccolti hanno, ma poi il “cerino” passa in mano ai recuperatori e se il materiale è buono allora può essere recuperato, altrimenti torna nel ciclo dei rifiuti per essere smaltito.

Allora è inutile differenziare i rifiuti? Questa è la domanda che potrebbe sorgere spontanea. La risposta evidentemente è no, ma certo questi segnali dovrebbero indurre gli amministratori e i gestori a ripensare al sistema che hanno messo in atto. E forse una maggiore comunicazione e informazione ai cittadini su cosa buttare e dove buttarlo in certi casi è non solo necessaria, ma anche vantaggiosa.

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