[30/10/2006] Rifiuti

Consorzi del riciclaggio: il pubblico decida cosa fare e il privato come farlo

MILANO. La posizione espressa da Daniele Fortini, presidente di Federambiente sulla necessità di un controllo pubblico sulla filiera del riciclaggio, ha indotto uno dei diretti interessati a intervenire.
Per questo motivo torniamo sull’argomento con una intervista a Piero Capodieci, che è stato il primo presidente del consorzio Conai e che adesso ricopre l’incarico di vicepresidente di Comieco, il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica.

Fortini rispondeva ad una nostra domanda su chi si occupa di controllare la filiera del recupero e lamentava una scarsa supervisione da parte del pubblico sull’operato dei consorzi del riciclaggio.
«Ho rilevato una certa forzatura nel titolo e che le affermazioni di Fortini fossero un po’ pericolose».

Fortini chiede di operare una vigilanza da parte del pubblico sui consorzi.
«E’ difficile pensare che Fortini non sappia come funziona il sistema dei consorzi. Il Conai ogni anno fa un piano e lo presenta all’osservatorio nazionale, sul piano viene riportato sia l’operato, sia le previsioni di quello che farà nei prossimi 4 anni. Azioni e previsioni che possono essere criticate e modificate. A questo si aggiunge che nel consiglio d’amministrazione ci sono tre revisori nominati dai ministeri, con il compito appunto di vigilare che via sia coerenza tra le attività di delibera del cda e le missioni del consorzio. Il controllo è quindi continuo. Più controllati di così che cosa dobbiamo fare? Spero per questo che Fortini non abbia avuto il tempo di occuparsi e di capire come funziona esattamente il Conai, inteso come consorzio».

Ma Fortini sostiene che la distorsione deriva dal fatto che essendo un consorzio in cui i soci sono privati, è da loro che poi provengono le decisioni, sia sul contributo sia sulle iniziative da portare avanti.
«Quando lui dice che il contributo lo decide il privato, non è vero. Nel senso che le istanze rappresentate all’interno sono tante e diverse tra di loro e quindi non è dato che possano esserci decisioni che vanno a privilegiare qualcuno piuttosto che un altro. Nel cda vi sono interessi complessivi di tipo privatistico che sono obbligati a cooperare per ottenere risultati di interesse pubblico, mettendo assieme quello che a livello generale dovrebbe essere la regola, ovvero il pubblico decide cosa fare e il privato come farlo».

Insomma lei pensa che il sistema vada bene così come è?
«Al di là dei numeri singoli c’è un area che è quella ambientale in cui l’Italia, si trova ad essere sempre il fanalino di coda. Con questo sistema (il Conai ndr) si trova invece in anticipo sugli obiettivi 2008 della direttiva, cui vi siamo arrivati già dal 2006. E poi va detto che i comuni attraverso i soldi degli imballaggi e la comunicazione degli imballaggi hanno raggiunto in molte aree percentuali di raccolta differenziata che difficilmente avrebbero raggiunto altrimenti».

Riguardo a Coreve è vero che detta le regole da solo?
«Il consorzio del vetro ricicla circa il 50%, perché il resto è rifiuto. Il problema è nel modello di molte raccolte differenziate, che non funziona. La raccolta deve essere funzionale al riciclo, se il materiale che arriva non è riciclabile bisogna adeguare le raccolte affinchè lo sia, non il sistema del riciclo alle raccolte».

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