[03/11/2006] Rifiuti

Conai: sulle raccolte differenziate la colpa è della lobby toscana

ROMA. Il duro attacco che ieri Claudio Del Lungo, nelle vesti di presidente del coordinamento nazionale Anci-Conai, ha lanciato al sistema dei Consorzi di filiera del recupero e riciclo di materiali post-consumo, e in particolare al Conai, non è rimasto inosservato. Del Lungo imputava al sistema dei consorzi la responsabilità di una situazione delle raccolte differenziate quasi al collasso, per effetto di una politica di ricatto dovuta al monopolio esercitato in particolare dal consorzio del recupero del vetro.

Oggi il direttore del Conai Giancarlo Longhi rilancia dichiarando che «la lobby toscana in questo momento sta monopolizzando tutta la situazione a livello nazionale, agendo in maniera strumentale». Quando parla di lobby toscana si riferisce al fatto che toscani sono il presidente dell’Anci nazionale Leonardo Domenici, il presidente di Federambiente Daniele Fortini e il presidente del coordinamento nazionale Anci-Conai, Claudio Del Lungo.

«Il problema del vetro è un problema toscano e in particolare della Revet - ha proseguito Longhi - deriva dal fatto che la Toscana è l’unica realtà dove si prosegue con una raccolta multimateriale spinta, nonostante vi fosse un accordo tecnico in cui si sosteneva che si trattava di un sistema sperimentale: se non funzionava in termini di qualità richiesta, si doveva passare alla raccolta monomateriale. Sono due anni che c’è quell’accordo, ma non riesce a trasformarsi in un accordo politico proprio perché le aziende che hanno la maggioranza delle azioni di Revet non vogliono fare il monomateriale».

E per quanto riguarda il contenzioso con Corepla per la plastica? Qual è il problema di fondo?
«Il problema è che era stato fatto un accordo, ma i dati forniti da Corepla sulla qualità dei materiali che aveva ritirato sono stati contestati dalle aziende. Corepla considera nei dati una serie di traccianti che evitano che il materiale fornito venga pagato tre volte. Conai ha fatto da garante in questa vicenda e quindi abbiamo chiesto alle aziende di fornire loro i dati. Ma ciò che hanno fornito era un dato del tutto parziale e non poteva davvero essere assunto come dato nazionale. A questo punto andiamo all’arbitrato. E abbiamo scelto la forma rituale dell’arbitrato, dove cioè ci sarà un arbitro scelto da loro, uno da noi e uno stabilito dal tribunale, così non ci saranno più problemi».

Quindi in questa vicenda la "lobby toscana" non c’entra?
«In realtà c’entra anche qua. Perché sono stati fatti investimenti sbagliati alla Revet e stanno perdendo un sacco di soldi. Quindi pensavano di rifarsi sulla plastica e di avere un aumento dei contributi, ricevuti in cambio dei materiali, del 13%, invece alla fine risulta solo del 3% per via dei traccianti. E da qui il contenzioso».

Del Lungo dice poi che il Conai farebbe tornare ai cittadini solo 1/5 dei soldi che gestisce, quando invece proprio i cittadini sostengono tutti i costi del consorzio
«Ma stiamo scherzando? Ne tornano assai di più di quanto si incassi con il contributo ambientale. Del Lungo ha ragione quando dice che sono soldi pubblici, quindi i comuni e le aziende dovrebbero fare una riflessione se riescono davvero a dare il miglior servizio al miglior costo».

E vi accusa anche di gestire in proprio la pubblicità, dal momento che concordate solo il 15% del 35% della quota stabilita dall’accordo nazionale
1Sulla comunicazione sono dell’avviso che non è sufficiente e che si dovrebbe fare di più. Ma cambiando i soggetti non si garantisce automaticamente maggiore comunicazione e maggiore efficacia. Inoltre la comunicazione si fa quando il sistema è pronto. Seguendo la logica aziendale si può dire che la comunicazione la fai quando hai il prodotto sullo scaffale, prima è controproducente».

Ma la comunicazione è importante anche per raggiungere maggiore qualità e quindi per migliorare un sistema. Non crede?
«Certo. Sono assolutamente d’accordo».

Veniamo all’ultima imputazione. Il problema degli obiettivi. E’ vero che raggiunti gli obiettivi fissati per legge, il sistema non riceve più i materiali?
«Il Conai non si rifiuta di prendere il materiale, mai. Quello che ritiriamo e che è oltre gli obiettivi troviamo il modo di ricollocarlo, cercando o soluzioni di reimpiego o accordi commerciali di esportazione, come nel caso della carta verso la Germania e la Cina».

Ma per il vetro il discorso non sembrerebbe così.
«Se il vetro che arriva a Coreve è gran parte rifiuto, è evidente che il consorzio, che è fuori dell’accordo nazionale, non lo prende. Le raccolte devono essere funzionali al riciclo e non fini a se stesse. In Toscana, solo il 10% di quanto viene raccolto è riciclato. Il resto viene venduto in Spagna».

Quindi gli obiettivi non andrebbero rivisti?
«L’Unione europea ha fissato degli obiettivi massimi di riciclo, perché oltre un certo livello non ci sono più margini di economicità. Ma questo non toglie che superati quegli obiettivi non si possa trovare la modalità di collocare i materiali. Anzi adesso per il legno facciamo fatica a raggiungere quella quota massima di riciclo perché c’è competizione per gli incentivi che gli vengono riconosciuti come biomasse».

Ma allora non c’è secondo lei alcuna necessità di riformare il sistema aumentando il controllo pubblico?
«Il sistema Conai è una casa trasparente, ed è una casa in cui vi sono risorse pubbliche, nel senso anglosassone del termine, ovvero di tutti. Ben venga quindi una maggiore vigilanza. Non potremo che essere d’accordo con un rafforzamento del controllo pubblico».

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