[07/11/2006] Rifiuti

Samoggia (Quadrifoglio): inaccettabile l´atteggiamento del Conai

FIRENZE. «E’ assolutamente inaccettabile un atteggiamento come quello del direttore del Conai, che anzi in virtù del proprio ruolo dovrebbe fare da calmiere per le discussioni che si creano tra aziende e i consorzi di filiera». Il presidente di Quadrifoglio, Marco Maria Samoggia, si è preso qualche giorno di tempo per rispondere alle pesanti critiche che Giancarlo Longhi ha rivolto al sistema di gestione delle raccolte differenziate in toscana, in particolare modo per quel che riguarda il vetro».

«Intanto ritengo oltraggioso e del tutto falso parlare di lobby mafiosa in Toscana riferendosi al presidente dell’Anci nazionale Leonardo Domenici, al presidente di Federambiente Daniele Fortini e al presidente del coordinamento nazionale Anci-Conai, Claudio Del Lungo. Falso e ingiusto dire che facciano solo gli interessi della Toscana, è veramente fuori dalle righe.

In realtà Longhi ha parlato solo di “lobby toscana”, senza altri aggettivi. In ogni caso le questioni di merito poste dal direttore del Conai che rispondeva proprio a Del lungo partono essenzialmente dalla qualità della raccolta, puntando l’indice contro il sistema del multimateriale.
«Esatto, il multimateriale. Intanto va detto che la scelta di come attuare la differenziata è a insindacabile giudizio dei comuni e un consorzio non si può rifiutare di dare i contributi solo perché non gli piace che io faccia il multimateriale».

Dal Conai si lascia intendere però che la qualità della raccolta lasci molto a desiderare, soprattutto per alcune tipologie di rifiuti. E del resto il multimateriale nacque come una sorta di sperimentazione in una fase transitoria.
«Sì, ma poi noi negli anni abbiamo fatto enormi investimenti per fare le linee di selezione e per costruire un sistema funzionante. E’ gravissimo che Longhi si permetta di dire certe cose della Revet, che è l’unico esempio in Italia di piattaforma regionale per la raccolta differenziata. Il multimateriale è oggi industrialmente la scelta migliore, per i costi e per l’ingombro del territorio. A Firenze abbiamo 18mila cassonetti. Sa che potrei fare per far contento Longhi: al posto di quelli del multimateriale ce ne metto uno per ogni colore di vetro, uno per le lattine, uno per il tetrapak, uno per ogni tipologia di plastica… poi chi glielo va a dire a fiorentini che devono fare a meno di altri 10mila posti auto?».

La polemica è soprattutto sul vetro, se ne ricicla solo il 10% dice Longhi. Ci può spiegare come stanno le cose?
«Prima di tutto va detto che quando il cittadino compra una bottiglia di vetro paga già tutto il percorso dalla produzione al riciclo. Quindi a pagare sono i cittadini, non le vetrerie, è bene ricordarlo. Ma siccome poi le aziende non prendono un centesimo di contributo e neppure per la comunicazione, vorrei proprio sapere dove vanno a finire questi soldi…»

Non vanno alle aziende toscane, si dice, per la scarsa qualità della raccolta…
«Ma questo è falso, perché a parte qualche raro caso, mi sembra solo Milano e Roma e poche altre città, nessuno in Italia riceve i contributi del Coreve. Eppure anche Milano e Roma hanno il multimateriale… io non vorrei che tutti questi soldi finissero poi in qualche modo alle vetrerie. Per questo, e giustamente, Claudio Del lungo dice aumentiamo il controllo pubblico».

Ma è vero che Revet è costretta a vendere il proprio vetro in Spagna perché in Italia non lo vuole nessuno?
«Anche questo è falso, basta andare a vedere i piazzali di Revet. Il nostro vetro, che le assicuro essere assolutamente consono alle caratteristiche di qualità richieste, viene inviato alle vetrerie con sempre maggiore difficoltà in tutta Italia e solo in casi eccezionali finisce all’estero. Questi problemi esistono solo con Coreve perché con Comieco e Corepla non abbiamo difficoltà, possiamo discutere sull’entità del contributo, certo, ma si tratta di un dialogo sempre costruttivo. Il Coreve invece non ha mai neppure firmato l’accordo con l’Anci».

Cosa dovrebbe essere cambiato allora secondo lei?
«Intanto cominciamo a stabilire che i contributi devono essere dati, poi pensiamo a migliorare ulteriormente la qualità del vetro… ma siccome quando le vetrerie ne hanno bisogno lo comprano eccome il nostro vetro, è evidente che non si tratta di un problema di qualità».

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