[07/11/2006] Acqua

Casse di espansione, un manuale per progettare le aree umide

FIRENZE. In questi giorni, durante le celebrazioni del Quarantennale dell’alluvione di Firenze, si è parlato molto di rischio idraulico e di interventi di messa in sicurezza. Tra le opere strutturali puntuali previste per la mitigazione del rischio, anche nel Piano stralcio rischio idraulico dell’Autorità di bacino dell’Arno, vi sono le casse di espansione.

Sono aree storicamente inondate in cui si mantiene la funzione di pertinenza fluviale e attraverso la costruzione di arginature, opere di alimentazione e scarico si rendono efficienti idraulicamente per la mitigazione delle piene a valle. La necessità della costruzione delle casse è conseguenza di come sono stati maltrattati storicamente i corsi d’acqua, artificializzati e ridotti in ambiti ristretti, separati dai loro ambienti naturalmente connessi come le aree umide, anch’esse distrutte, e con loro la capacità naturale di laminazione delle piene.

La costruzione delle casse fornisce però oggi una grande opportunità, se saggiamente sfruttata, nell’ambito della pianificazione del territorio: riqualificare l’ecosistema fluviale ricostituendo (almeno in parte) quegli ambienti che caratterizzavano le pianure lungo i fiumi.

L’Autorità di bacino dell’Arno un segnale in tal senso lo ha lanciato assegnando l’incarico all’eco-biologo Carlo Scoccianti di elaborare un manuale sulle tecniche per progettare nuove zone umide nelle casse di espansione. Il lavoro, già portato a termine, è stato presentato recentemente durante la seconda sessione del convegno “Dalla difesa del suolo alla tutela del territorio: l’esperienza dell’Arno e le scelte politiche”. «Le casse di espansione - afferma Scoccianti - vengono in genere realizzate in aree agricole, che hanno già un aspetto definito del territorio, si arginano e quando va bene si mitiga l’impatto con una specie di “arredo verde” costituito da un filare ordinato di alberi. Ma questo non è paesaggio sono “buche” vuote con arginature perfettamente squadrate.

Inserire un’area umida in maniera armoniosa nel paesaggio- continua Scoccianti- significa ricostruire un’area di forte interesse naturalistico, ricostruire l’aspetto naturale tipico della zona fluviale, ricostruire nuovo habitat funzionalmente inserito nell’ecomosaico territoriale e questo senza intralciare il buon funzionamento dell’opera idraulica». Dal punto di vista tecnico creare un nuovo habitat umido all’interno della cassa non presenta grosse difficoltà, basta prevedere in sede di progetto un leggero sovradimensionamento dell’opera da ottenersi scavando in modo limitato sulla quota di fondo della cassa (uno scavo di 0,25 m di profondità media è sufficiente durante le stagioni più piovose a garantire la presenza di acquitrini o prati umidi, ecotoni di estremo interresse per molti animali e per l’avifauna migratrice).

La costruzione di zone umide nelle casse di espansione secondo Scoccianti è sempre fortemente consigliata tranne quando vicino all’area di espansione ci sono infrastrutture, insediamenti o altre installazioni ad alto impatto che potrebbero compromettere l’uso dell’habitat da parte elle specie o attirarle in trappola. «Al di là dei risultati strettamente legati agli aspetti di ricostruzione ecologica e di ripristino del paesaggio- conclude Carlo Scoccianti- questo tipo di operazione è importante dal punto di vista culturale in quanto sancisce definitivamente l’importanza di questo ambiente dopo secoli di disprezzo da parte dell’uomo»

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