[07/11/2006] Consumo

Ogm e agricoltura tradizionale, questa «coesistenza» non sà da fare

FIRENZE. Possono ‘coesistere’ le produzioni Ogm con quelle tradizionali? E’ stato il tema al centro del workshop internazionale organizzato dalla Regione Toscana e dall’Arsia. E la riposta sostanzialmente è che non solo c’è il rischio della contaminazione, problema sollevato fin dalla prim’ora da tantissime associazioni ambientaliste e in primis Greenpeace, ma anche un danno economico e di immagine elevatissimo per le produzioni tradizionali. La Toscana, va ricordato, è una delle regioni Ogm-free, quindi contro questo tipo di coltivazioni.

«Le regioni italiane devono far fronte comune sulla questione Ogm – ha detto Guido Tampieri, sottosegretario di Stato all’agricoltura - . Occorrono regole serie e condivise; e la creazione di una “rete” che rafforzi il sistema delle regioni e permetta loro di difendersi a livello europeo». «Il futuro della nostra agricoltura – ha proseguito Tampieri – sarà fra Ogm e produzioni biologiche, una spaccatura che non permetterà vie di mezzo. Fondamentale anche la questione costi: non è possibile che i costi di certificazione graveranno soltanto su chi non produce Ogm. Quindi costi immani di logistica separata della filiera: doppie macchine agricole, doppi trasporti, etc. La coesistenza dunque porterà a costi certamente insostenibili sia per la produzione che per il consumatore. Ed oltre al danno economico è garantito il danno commerciale per le aziende, un danno d’immagine che non è quantificabile».

«Si confermano in pieno tutte le nostre perplessità sulla possibile coesistenza di colture Ogm e colture tradizionali – ha ribadito l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Susanna Cenni - Ma se fino a oggi era emerso soprattutto il rischio biologico della contaminazione, particolarmente grave in una regione come la nostra in cui le aziende sono tutte di piccole dimensioni, al seminario sono apparsi chiari anche i problemi di tipo economico». «La nostra – ha aggiunto – non è una battaglia ideologica: il principio che perseguiamo è quello di massima precauzione per la nostra agricoltura in un contesto in cui la scienza non dà garanzie sufficienti in termini di sicurezza e mantenimento dell’identità dei nostri prodotti».

«Il livello di conoscenza scientifica in merito agli Ogm - ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, Amministratore Arsia - non risulta ancora adeguato, come hanno dimostrato i risultati della ricerca condotta dall’Arsia su Ogm e coesistenza. Un deficit che ci impone dunque di orientarsi verso il principio di massima precauzione. In questo senso l’Arsia continuerà ad operare sul fronte della ricerca per fornire supporti adeguati alla Regione Toscana per portare avanti politiche di valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente e delle produzioni. Al fine di implementare gli studi in materia l’Arsia avvierà un rapporto di collaborazione con l’Inra (istituto nazionale ricerca in agricoltura) per validare una metodologia di coesistenza attraverso un programma messo a punto dallo stesso Inra con un finanziamento comunitario».

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