[02/02/2006] Urbanistica

Dalla crisi si esce con l´agricoltura di qualità

AREZZO - Aiab, Alpa Cgil, Foro contadino e Legambiente: sono queste le firme che siglano il documento «Per il futuro dell’agricoltura in toscana, 6 proposte per le prossime politiche rurali». Chiediamo il perché di questa iniziativa a Beppe Croce, responsabile sviluppo rurale del Cigno verde Toscano.

«Il documento parte dal fatto che siamo di fronte ad un appuntamento importante: il Piano di sviluppo rurale 2007/2013 dell’Ue. Ogni regione europea, tenendo conto delle linee generali indicate, può adattare il Psr alle proprie esigenze. Uno strumento di grande importanza è il cosiddetto secondo pilastro della nuova politica agricola comunitaria: lo sviluppo rurale».

Come sta l’agricoltura toscana?
«E’ evidente a tutti lo stato di crisi dell’agricoltura. E’ cambiata completamente la politica europea, anche quella dei sostegni, alcune colture non sono ormai più competitive come i grandi seminativi (grano tennero, barbabietola, tabacco, ecc,.) che operavano fuori mercato grazie proprio ai contributi. Si è deciso di eliminare da un anno all’altro tutti i sussidi a queste colture, una decisione che si è fatta sentire».

Una crisi passeggera o che vi preoccupa?
«E’ in crisi il modello agricolo post bellico, probabilmente in maniera irreversibile. Ma la crisi sta toccando anche i settori di qualità, lo stesso marchio della “farfallina” toscana non è andato bene, ma anche il biologico mostra segni di crisi. Per esempio: il vino biologico non è ancora molto apprezzato in Toscana».

Cosa propone il vostro cartello di associazioni?
«Per noi lo sviluppo rurale è l’occasione per premiare l’agricoltura virtuosa, Ogm free, che punta alla qualità del prodotto ed alla salvaguardia dell’ambiente. Chiediamo di fare una scelta, nel complesso, per la qualità. Questo per tutti i settori, anche per quelli a più forte impatto come la vivaistica, i seminativi tradizionali, la frutticoltura. Noi chiediamo un salto di qualità per tutta l’agricoltura toscana».

Perché, finora questa scelta non è stata fatta?
«Uno dei problemi per arrivare a questo è la mancanza di filiere integrate. Faccio un esempio per quanto riguarda la carne per la quale la nostra regione è anche molto nota. I nostri allevamenti di grande qualità mancano di alcuni pezzi fondamentali della filiera, la fase di ingrasso e di macellazione, ecc. Facciamo i caso della chianina: l’ingrasso si fa spesso in altre regioni, a volte all’estero. Sarebbe meglio garantire la qualità con filiere corte, anche per i piccoli produttori, con garanzia di uso di prodotti Ogm free, ed altro».

Come pensate di raggiungere questi obiettivi?
«Pensiamo che si debba cominciare a ragionare per progetti, dell’azienda singola o di gruppi di produttori, favorendo chi si impegna a produrre nel rispetto delle criticità del territorio, ad usare sostanze meno dannose per l’ambiente, chi si impegna a produrre con filiere corte… Si premia così – precisa Beppe Croce – chi ha meno impatto sul territorio, chi usa e produce energie rinnovabili, anche attraverso l’agricoltura no food per la produzione di biodisel e biolubrificanti, insomma, chi si impegna alla tutela della biodiversità e del paesaggio ed allo sviluppo di una nuova agricoltura».

Ma queste proposte per il nuovo Piano Regionale non rischiano di sembrare un po’ troppo di nicchia?
«Il nostro è un documento complesso e non certo minoritario. La cosa interessante – ribatte croce – è proprio che quelle firme sotto il documento sono per una battaglia per tutta l’agricoltura toscana, compresa quella più tradizionale. Le nostre proposte le presenteremo in tre incontri: il 4 febbraio a Borgo San Lorenzo, il 10 febbraio a Rispescia, il 21 chiuderemo con una iniziativa pubblica a Firenze alla quale parteciperà l’Assessore regionale Susanna Cenni. Saranno presenti – conclude Croce – e si confronteranno con noi importanti rappresentanti di tutta la filiera agricola toscana: grandi produttori, aziende di trasformazione, associazioni e, naturalmente, gli agricoltori toscani».

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