[08/11/2006] Parchi

Wwf: «Stop alla caccia all´orso in Slovenia»

ROMA. Provocano danni all’agricoltura e mettono in pericolo le comunità locali. Con queste motivazioni la Slovenia intende aumentare fino a 100 la quota di orsi abbatibili ogni anno. E il Wwf Internazionale ha lanciato un’azione di pressione online, chiamata PandaPassport, per chiedere lo stop a questa iniziativa che, secondo l’associazione ambientalista, decimerà la popolazione dei plantigradi.

Nel 2002 – dice il Wwf - il governo sloveno ha aumentato in maniera drastica la quota annuale, fino ad allora di circa 50 orsi, arrivando a 100 individui. Quell’anno sono stati uccisi 116 orsi, un quarto della popolazione totale stimata in tutta la nazione. La quota è stata ridotta negli anni successivi a seguito della proteste internazionali e alle pressioni delle nazioni confinanti e della UE, anche perché oltre agli esemplari abbattuti dai cacciatori, bisogna sommare i molti animali che ogni anno muoiono in Slovenia sulle strade o lungo le ferrovie.

Questa caccia massiccia avrà conseguenze drammatiche per le specie in tutta Europa, dato che la popolazione di orsi della Slovenia è uno degli ultimi nuclei vitali del continente. Molti animali sconfinano nei paesi vicini, e la popolazione è particolarmente importante nei progetti di reintroduzione dell’orso in Austria, Italia e Francia, che hanno popolazioni alpine ridottissime e frammentate. Bisogna quindi passare urgentemente all’azione dato che la stagione di caccia raggiungerà il suo picco nello spazio di poche settimane.

I favorevoli alla caccia affermano che bisogna aumentare la quota perché gli orsi causano perdite all’agricoltura e mettono in pericolo le comunità locali. Nel caso dei grandi carnivori come l’orso sono inevitabili situazioni conflittuali, ad esempio con gli allevatori, che possono subire danni più o meno gravi.
La mitigazione dei conflitti è quindi uno dei capisaldi fondamentali per garantire la sopravvivenza di queste specie nei territori antropizzati, quali sono ormai le Alpi. Per raggiungere tale obiettivo, il Wwf Italia ha perciò deciso di investire nella formazione dei suoi operatori, gli “avvocati dell’orso”, attivi come mediatori culturali già da quest’autunno in Trentino Alto Adige, con la missione di incontrare i residenti più “a rischio”.

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