[03/02/2006] Comunicati

«Meno aziende e più grandi, questa è la priorità»

FIRENZE. «Uno degli scopi più importanti di questa legge è favorire i processi di accorpamento fra le aziende di servizio. Stiamo cercando di individuare gli strumenti normativi e finanziari, già si intravede una strada prevalente sulle altre. Non quella prescrittiva, perché non è nelle competenze della Regione, ma quella degli incentivi». Agostino Fragai (nella foto), assessore della Regione Toscana con una delega molto importante, che comprende fra l’altro le riforme e la partecipazione, è alle prese da tempo con il progetto di legge sui servizi pubblici locali.

«Questi servizi e queste aziende sono quasi per intero in mano pubblica attraverso i comuni – dice Fragai – per cui conta molto anche la volontà politica delle amministrazioni locali. A questo riguardo stiamo pensando di affiancare alla legge regionale un patto per lo sviluppo dei servizi pubblici locali, che integri la legge e contenga quelle finalità che legge non può contenere e che contribuisce a definire una strategia per lo sviluppo».

Lei ha svolto una ricognizione diretta dei servizi pubblici locali in Toscana, per toccare con mano questa realtà. Che cosa ne ha tratto?
«Che è un settore molto rilevante, perché interloquisce con il sistema delle imprese e con i cittadini. Ha potenzialità importanti, ci sono al suo interno conoscenze e competenze e naturalmente anche limiti».
Che secondo lei quali sono?
«Quelli di una eccessiva frammentazione del sistema. Lo si intravede nel mettere a fuoco il complesso delle aziende di tutti i servizi. Ecco perché dico che la priorità è fare sistema e costruire una dimensione regionale dei nostri servizi».

Lei è anche assessore alla partecipazione. Su questo fronte come vi comporterete?
«Cercheremo sicuramente strade nuove per riconoscere e favorire la partecipazione dei cittadini al controllo di queste imprese. Opereremo per favorire consorzi, gruppi d’acquisto, associazioni di consumatori. Insomma, tutto ciò che si autorganizza su questo versante».

Fare sistema, dice lei. L’esperienza di Toscana Energia dunque è un esempio?
«Nella specificità gas, che è una materia particolare, sicuramente sì. Noi abbiamo la responsabilità di favorire il salto dimensionale e di qualità per le aziende di servizi se non vogliamo essere fagocitati da altre aziende italiane ed estere e se vogliamo conservare nella Toscana la direzione delle aziende arrivando a maggiori economie di scala».

Anche nell’acqua è comunque diminuito il numero dei gestori, rispetto a qualche anno fa.
«E’ vero, si è avviato un processo importante. Noi l’acqua intendiamo trattarla in modo particolare, è un bene essenziale che non consideriamo come il gas. Siamo pienamente d’accordo che le reti e la risorsa sono pubbliche e che nella gestione il pubblico abbia la maggioranza. Il modello che sperimentiamo è un modello integrato, con l’introduzione di soggetti privati nella gestione: il tempo dirà se è così o no. Di solito se ci si integra con privato ci si aspetta che porti elementi di know how utili a fare impresa, pesando anche di meno sui cittadini».

I rifiuti sono il punto dolente. Qui di aggregazioni non se ne vedono.
«Diciamo che il processo è più lento, ma comunque la situazione non è quella di dieci anni fa. Non dimentichiamoci che quasi tutti i comuni gestivano i rifiuti in economia. Significa che è una strada più lunga, ma da percorrere ugualmente. Con l’obiettivo di giungere alla costruzione di una grande azienda regionale».

Una sola per tutta la Toscana?
«Diciamo tre soggetti: uno per l’area vasta costiera, uno per la Toscana centrale e uno per quella del sud».

Seguirà anche lei questo dibattito sui rifiuti, le polemiche sulla localizzazione degli impianti e degli inceneritori in particolare. Che cosa ne pensa?
«Ci sono aspetti positivi in chi solleva il tema di un diverso modo di approcciarsi al governo dei rifiuti. E’ giusto che gli ambientalisti spingano alla riduzione dei rifiuti. E’ una strada faticosa, che passa da un processo educativo molto complesso. Però dobbiamo farlo, ne sono sicuro. Detto questo, e anche proponendoci di raggiungere obiettivi avanzati nella raccolta differenziata, rimangono due problemi: come si utilizzano le materie prime seconde e cosa ne facciamo dei residui che comunque si producono. Perché anche valorizzando le raccolte differenziate restano scarti. Se le discariche non sono una soluzione, e non lo sono davvero soprattutto dal punto di vista dell’ambiente, trasformare questa parte di rifiuti in energia appare la soluzione più ragionevole. Quando si dice che questa parte non la si deve fare, viene meno la forza di una proposta. Si finisce, se va bene, per coordinare tanti no, che non fanno una proposta».

A quando il dibattito in Regione sulla legge sui servizi pubblici locali?
«Come vede, il dibattito è aperto, anzi apertissimo. Credo che in sede istituzionale giungerà subito dopo le elezioni politiche».

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