[13/11/2006] Comunicati

L´Italia nella morsa del clima che cambia

ROMA. Mentre a Nairobi la Conferenza sui mutamenti climatici entra nella fase delle decisioni politiche, Legambiente presenta in un dossier tutti i dati dell’impatto non futuro, ma attualissimo, dei cambiamenti climatici sulla vita degli italiani.
«Basta parlare di minaccia, di previsioni catastrofiche. In Italia il clima che cambia è una drammatica realtà, che già provoca danni alla salute, alla sicurezza, al benessere dei cittadini. Il nostro Paese – ha detto il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, illustrando il dossier – si trova ai margini meridionali della zona temperata, per questo è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici».

Il primo e più diretto danno sanitario prodotto dai mutamenti climatici è legato all’aumento della mortalità che si registra in occasione delle più acute ondate di calore. Nell’estate 2003, quando da luglio a settembre la temperatura ha superato di 4/5 gradi la media stagionale, in Italia si registrarono il 14,5% di decessi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Negli ultimi anni si è registrata una recrudescenza di casi autoctoni, per ora sporadici, concentrati in aree che fino a pochi decenni fa erano altamente malariche; sta rapidamente crescendo il numero di casi italiani di leishmaniosi viscerale umana, infezione trasmessa da piccolissimi insetti che per effetto dei mutamenti climatici prolungano i periodi di attività e colonizzano territori finora immuni. Fino al 1990 si registravano meno di 50 casi all’anno, dal 2000 i casi annuali sono più di 150. In gran parte d’Europa e anche in Italia, si osserva un aumento dei casi di encefalite trasmessa da zecca, malattia che colpisce il sistema nervoso centrale e la cui incidenza è molto legata a fattori climatici.

Anche nel campo delle patologie animali, i mutamenti climatici stanno importando in Italia malattie tipicamente africane: come la bluetonge, infezione virale che colpisce tutti i ruminanti, presente dal 2000 in Sardegna, nel Lazio, in Toscana, in Basilicata, in Sicilia, in Calabria.

Negli ultimi sessant’anni l’Italia è stata colpita da sei grandi alluvioni autunnali: di cui ben 4 concentrate negli ultimi quindici anni e altrettanto gravi sono stati anche i periodi di grave siccità. L’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi – alluvioni e siccità – è proprio una delle principali conseguenze attese dai mutamenti climatici. Si stima che negli ultimi vent’anni siano triplicati i fenomeni di inaridimento del suolo, sicuramente legati alla cementificazione e all’eccessivo sfruttamento agricolo del suolo e al dissesto idrogeologico ma su cui hanno una responsabilità anche ai cambiamenti del clima: oggi oltre 10 milioni di ettari, pari ad un terzo del territorio nazionale, sono a rischio desertificazione. Le regioni più colpite sono la Sardegna, la Sicilia e la Puglia, dove oltre l’80% del territorio è interessato dal problema, ma la desertificazione non risparmia nemmeno le regioni del centro-nord: in Emilia Romagna quasi 700 mila ettari sono in pericolo (31% del totale), in Piemonte 500 mila (19%).

«In Europa – ha continuato Ferrante- dovremo essere i più pronti e reattivi nello sforzo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, che sono la causa principale di questi sconvolgimenti e che derivano in larga misura dalla combustione di petrolio e gas nell’industria, nel settore residenziale, nei trasporti e in particolare nel trasporto su gomma. Invece fino adesso siamo stati la ´maglia nera´: le nostre emissioni di anidride carbonica che si sarebbero dovute ridurre del 6,5% entro il 2012, ad oggi sono cresciute di quasi il 15%».

Secondo il direttore di Legambiente serve quindi una decisa presa di posizione e l’appello al cambio di rotta l’associazione la fa al governo Prodi, cui chiede di consolidare e potenziare nei prossimi mesi i positivi segni di svolta di questo inizio di legislatura.

La Finanziaria prevede risorse e incentivi per promuovere l’efficienza energetica e spingere le energie pulite come il solare e l’eolico, insieme ad altre misure come la revisione delle tasse automobilistiche che aiuta a disincentivare il trasporto su gomma
«E’ questa la direzione giusta - ha dichiarato Ferrante - ma bisogna accelerare, o i costi sanitari, sociali, ambientali per la collettività finiranno presto fuori controllo».

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