[14/11/2006] Rifiuti

In Umbria i primi 9 condannati per traffico illecito di rifiuti

PERUGIA. Sono 9 gli imputati condannati in primo grado a Spoleto nel processo “Greenland” che parte da una maxi-operazione del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri sul traffico illecito di rifiuti. Un’inchiesta, cominciata nel 1999, che ha portato nel 2004 al rinvio a giudizio di 52 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita di rifiuti speciali, anche pericolosi.

Gli imputati sono accusati di aver smaltito in alcune aziende agricole milioni di tonnellate di rifiuti speciali spacciati come fertilizzanti e di aver sversato fanghi industriali direttamente nelle acque dei torrenti Clitunno e Marroggia. Esulta Legambiente per questa prima applicazione dell’articolo 53 bis del decreto legislativo 22/97 che prevede la reclusione per questo tipo di reato.

«Questa vicenda ha visto l’Umbria per la prima volta al centro di un’articolata attività criminale ai danni dell’ambiente – sottolinea Vanessa Pallucchi, presidente regionale di Legambiente - Ed è stato umbro il primo arresto in Italia in base all’articolo 53bis. Una novità inquietante se si pensa che la nostra regione ha nell’integrità del territorio il suo valore aggiunto. Per questo ci siamo costituiti parte civile al processo e oggi registriamo con soddisfazione il primato delle prime condanne».

Infatti, oltre al ripristino del danno ambientale, gli imputati sono stati condannati al risarcimento del danno a Legambiente, da quantificare in sede civile.

«Finalmente in Italia viene applicato fino in fondo il principio del “chi inquina paga” – è il primo commento di Francesco Ferrante, direttore nazionale del Cigno verde - Queste condanne sono un precedente importante, che ci fa ben sperare per il buon esito dei restanti 60 processi in corso, in cui sono coinvolte oltre 1240 persone denunciate e 414 arrestate. Ormai il fenomeno delle ecomafie ha valicato i confini delle regioni del sud e si insinua in aree del paese, come l’Umbria, al di sopra di ogni sospetto. Occorre mantenere alta la guardia, per questo continueremo a batterci perché i reati contro l’ambiente vengano inseriti nel codice penale».

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