[20/11/2006] Energia

Nairobi, se non altro si è almeno deciso di decidere

LIVORNO. Il summit di Nairobi si è concluso, lasciandosi alle spalle la solita ridda di commenti e di letture. Le aspettative iniziali si sa, non erano granché, sovrastate nella realtà dai timori di una bocciatura dell’intero sistema legato al protocollo di Kyoto. Questo non è avvenuto per fortuna, ma da lì a poterne uscire con il brindisi in mano come hanno fatto alcuni, c’è una bella differenza.

Il risultato emerso dalla maratona africana è che, forse, si è deciso di decidere. E obiettivamente potrebbe anche non essere poco con 180 teste/paesi da mettere d’accordo.

Prima decisione presa. Il protocollo di kyoto vivrà anche dopo il 2012 (data di scadenza ufficiale). Nel 2008 quindi ci rimetteremo tutti al tavolo per discutere con largo anticipo sulle regole nuove, quelle che guarderanno all’obiettivo di ridurre del 50% le emissioni entro il 2050: ma soprattutto a questo tavolo siederanno anche quei Paesi che pur condividendo le comuni preoccupazioni per l´alterazione del clima non intendono, per varie ragioni, assumere impegni troppo vincolanti e preferiscono tagliare i gas serra con una politica di tipo volontario.

Seconda decisione. Via libera alla costituzione (caldeggiata dal segretario generale dell´Onu Kofi Annan) di un fondo internazionale per finanziare impianti di energia rinnovabile in Africa. L´Italia ha aderito per prima, insieme con la Germania, mettendo a disposizione un finanziamento di 8 milioni di euro, per dare energia attraverso progetti di fonti rinnovabili a quei paesi africani che non hanno ancora accesso all´energia elettrica.

Terza decisione (in realtà questo è più che altro un annuncio, dato da Pecoraro Scanio all’indomani del vertice). Il governo italiano convocherà per il 2007 la conferenza nazionale sul clima, per mettere a punto i primi provvedimenti in vista dell´appuntamento mondiale del 2008 nel quale si riscriverà il protocollo di Kyoto.

Tra le decisioni negative ci sono quelle non prese: se i rappresentanti di colossi dell´inquinamento atmosferico come Cina, India, Brasile, Messico, hanno infatti annunciato che siederanno insieme con tutti gli altri nel 2008 per riscrivere il futuro Kyoto, i soliti “cattivi” invece, Usa e Australia, restano alla finestra. Fermi - come un semaforo, anche col nuovo corso democratico statunitense (in parlamento) - nel dire «Noi riduciamo le emissioni con investimenti in tecnologia» ma senza assumere alcun impegno concreto.

Un bel problema per tutto il resto del mondo: perché il dumping ambientale che penalizza le imprese dei paesi che proprio in virtù del protocollo di Kyoto impongono regole più rigide in materia di difesa dell´ambiente e quindi spesso anche costi più alti, perdendo competitività sulla scena internazionale - resta una contraddizione al momento non sanata.

E pare molto lontano il traguardo di un sistema internazionale di approccio all’ambiente simile a quello esistente per commercio, cioè l’obbligatorietà del rispetto di regole e sanzioni del Wto, valide per tutti i Paesi.


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